Primi collegi dei docenti nelle scuole sarde.
Ma ancora molti insegnanti aspettano una chiamata. E protestano.
I prof dei concorsi Pnrr hanno raccolto in tutta Italia 12mila firme in 48 ore: un documento è stato inviato alle organizzazioni sindacali e ai parlamentari. Adesioni e rivendicazioni anche dalla Sardegna da parte di chi ha già concluso le prove ed è risultato idoneo.
Per molte classi di concorso i test termineranno entro l’anno. “Ci siamo mobilitati con forza per denunciare la situazione di stallo in cui ci troviamo, nonostante il superamento delle prove concorsuali – dicono – In un clima di crescente preoccupazione per il futuro professionale, ci dichiariamo pronti alla battaglia contro un sistema che continua a lasciarci soli nella precarietà, chiedendo un intervento urgente e mirato da parte delle istituzioni. Non possiamo più accettare che le nostre competenze, la nostra passione e i nostri sacrifici siano ignorati e non valorizzati”.
E’ battaglia: “Abbiamo superato prove selettive, tanti di noi hanno già dimostrato il proprio valore sul campo e siamo stati giudicati idonei da un sistema che ora ci volta le spalle, lasciandoci in balia della precarietà, condannati a svolgere un altro concorso, alle medesime prove, nel corso del prossimo autunno. Magari dovremmo prendere nuovamente il volo e una stanza in un b&b per andare a sostenere le prove, come già successo a tanti sardi. E’ inaccettabile. Non siamo numeri da inserire in graduatorie di cui non conosciamo neanche l’esito finale e la nostra collocazione precisa, né persone da utilizzare come bancomat per le università telematiche ed enti privati che si occupano di erogare a costi carissimi, master e certificazioni che gonfiano i punteggi in una inesorabile guerra tra poveri, tutti contro tutti. Non si può pagare per lavorare.
Siamo docenti, educatori, formatori delle future generazioni di questo Paese, e meritiamo di essere trattati con dignità e rispetto”.
L’obiettivo è la stabilizzazione: “Chiediamo con forza che le nostre istanze vengano ascoltate e che si ponga fine a un sistema che premia l’incertezza e penalizza chi ha dimostrato competenza e passione. Vogliamo un impegno concreto e immediato da parte delle istituzioni, affinché la stabilità lavorativa diventi una realtà e non un miraggio. Non possiamo più aspettare”.