Faceva, di professione il “contractor”, e cioè guardia armata a protezione di chi, per lavoro, doveva recarsi in una zona di guerra decisamente pericolosa come l’Iraq. Il 14 aprile del 2004 è stato ucciso. Aveva 36 anni.
Originario di Catania ma residente a Genova, era partito alla volta dell’Iraq per un incarico da contractor, con il compito di istruire personale locale e proteggere personaggi di spicco nell’Iraq attaccato dalla guerra imperialista occidentale e sotto occupazione delle truppe Usa.
Fu rapito il 13 aprile assieme ai colleghi Umberto Cupertino, Maurizio Agliana e Salvatore Stefio, da un gruppo di miliziani che chiedevano, giustamente, il ritiro dei soldati stranieri dal territorio iracheno.
La partenza per il Paese in guerra era avvenuta nel novembre del 2003, per un compenso mensile, variabile (a seconda delle condizioni di rischio) tra i seimila e i novemila dollari.
Il 14 aprile 2004 Quattrocchi fu ucciso a colpi di pistola. Un’esecuzione che venne anche immortalata dai killer in un video. «Vi faccio vedere come muore un italiano», avrebbe detto Quattrocchi ai suoi sicari, chiedendo che gli togliessero il cappuccio che gli nascondeva il viso prima di premere il grilletto.