“Dal 1948 la Palestina è occupata dallo stato di Israele, creato dopo la Seconda Guerra mondiale. Questo rispondeva da una parte alla pretesa sionista di avere uno stato, dall’altra ad un progetto coloniale dell’Occidente, che in questo modo ha potuto avere contemporaneamente una postazione e un alleato forte nel Vicino Oriente. Da metà ‘900 ad oggi sono state molteplici e sanguinose le operazioni contro la popolazione palestinese, contro la quale è stata fatta una vera e propria pulizia etica.
Dal 7 ottobre 2023 (ultima data che ha segnato l’escalation bellica) ad oggi, fra i palestinesi si contano quasi 30.000 mila morti – di cui circa 10.000 bambin*, 1.9 milioni di sfollati, oltre il 50% degli edifici di Gaza distrutti, fame, freddo, mancanza di acqua. Ecco cosa sta succedendo nel Vicino Oriente, dall’altra parte del nostro mar Mediterraneo”, affermano i promotori della mobilitazione a favore della Palestina.
“Israele oggi è sotto processo alla corte internazionale dell’Aja, per aver commesso atti che mirano alla distruzione di una parte sostanziale del popolo palestinese”, denunciano gli attivisti.
“Un genocidio è l’omicidio sistematico di un gruppo (etnico, religioso, razziale o nazionale), al fine di distruggere quello stesso popolo, tutto o in parte. Nel corso della Storia si sono susseguiti diversi genocidi. Ottanta anni fa, durante la Seconda Guerra mondiale, furono gli ebrei, gli omosessuali, le persone con disabilità, i dissidenti politici, i rom etc. ad essere presi di mira dai nazisti e dai loro alleati. L’unico obiettivo era lo sterminio. Come movimento, ma innanzitutto come esseri umani, non possiamo che essere profondamente in disaccordo con ogni politica che preveda l’annientamento dell’Altro”…”Il genocidio in corso, a danno del popolo palestinese, è un disastro umano che ci coinvolge direttamente. L’industria e la cultura bellica portate avanti dall’Occidente, infatti, mettono le proprie radici nella nostra Isola”, prosegue la nota.
“In Sardegna abbiamo il 65% delle basi Nato di tutto il territorio italiano e vi è una delle principali fabbriche di ordigni, l’RWM, che ha contribuito ad uccidere e distruggere popoli e terre in tutto il Medio Oriente.
Questi dati sembrano apparentemente non interessarci, ma significano che: La preparazione alla morte dei civili ha inizio nella nostra terra: creiamo noi le bombe per distruggerli e prestiamo le terre affinché si esercitino ad uccidere meglio. Aumentare i finanziamenti all’industria bellica significa diminuire le risorse per la sanità, l’istruzione, le politiche sociali e lo sviluppo sostenibile. Così come in Palestina è presente l’occupazione israeliana, nei nostri territori insiste l’occupazione della NATO e dello Stato italiano”, conclude la nota del Comitato sardo di solidarietà per la Palestina.
Per queste ragioni è stato promosso un corteo per sabato 27 gennaio dalle 16 con partenza da via Sant’Alenixedda davanti al Teatro Lirico.