Almerigo Grilz, 34 anni, triestino, fu il primo reporter di guerra italiano a cadere ucciso su un fronte di conflitto dopo la seconda guerra mondiale.
Così lo ricordano i suoi amici e colleghi. Il 19 maggio 1987, in Mozambico, fu ucciso da un cecchino, colpito alla nuca mentre filmava la ritirata dei guerriglieri della ReNaMo (Resistenza Nazionale Mozambicana), il movimento anticomunista che combatteva contro il governativo Fronte di Liberazione del Mozambico (FreLiMo). Amerigo Grilz seguiva i guerriglieri da settimane, con la sua macchina da presa, condividendo con loro rischi e vita quotidiana.
La storia di Almerico Grilz è documentata nell’archivio online “Ossigeno – Cercavano la verità”, dedicato da Ossigeno per l’Informazione a 30 giornalisti italiani uccisi da mafia, terrorismo e guerre negli ultimi 60 anni.
Almerigo Grilz era nato nel 1953 a Trieste. A trent’anni, nel 1983, con i giornalisti Fausto Biloslavo e Gian Micalessin, aveva fondato l’agenzia giornalistica Albatross Agency, che forniva servizi scritti, fotografici e video alla stampa internazionale. Negli anni precedenti aveva militato nel Fronte della Gioventù triestino e ne era stato il dirigente, poi era divenuto vice segretario nazionale della stessa organizzazione ed esponente di spicco del Movimento Sociale Destra Nazionale.
Alla fine degli anni ’70 aveva lasciato la militanza politica e aveva scelto di lavorare come inviato di guerra indipendente. Dall’Afghanistan al Libano, dall’Etiopia alla Cambogia, alla Thailandia, alle Filippine, all’Angola, aveva realizzato servizi di cronaca per grandi testate internazionali come Sunday Times, Cbs, Nbc, France 3 e, in Italia, per Panorama, Europeo e Tg1.
In Italia la sua immagine è rimasta segnata dalla sua precedente militanza politica, che lo aveva contrapposto alla sinistra. Forse anche per questo, dicono i suoi amici, quando fu ucciso in Mozambico, in Italia non fu commemorato come un reporter che rischiava la vita per il suo lavoro, com’è stato per altri.
Il nome di Almerico Grilz è ricordato nel memoriale di Bayeux, in Normandia, insieme ad altri reporter e giornalisti uccisi mentre svolgevano il loro lavoro. Nel 2020 il suo amico e collega Fausto Biloslavo lo ha ricordato per Ossigeno (vedi “Why not, diceva sempre il mio amico Ruga”). Nel 2001 Trieste, la su città, ha intitolato una strada ad Almerico Grilz, sul lungomare di Barcola. Il suo nome è inserito anche nel Journalist Memorial del Newseum di Washington e alla Casa del Jazz di Roma nella lapide in memoria delle vittime innocenti delle mafie apposta all’ingresso e nel Pannello della Memoria di Ossigeno per l’Informazione.