Sono trascorsi, ormai, più di 4 anni dalla cosiddetta emergenza Covid-19 e più di tre dall’inizio del programma globale di vaccinazione a tappeto, con prodotti sperimentali (terapie geniche). Nessuno escluso. Molti gli incontri territoriali avuti nel Nord Est, in Lombardia, in Emilia Romagna e in Sardegna. Le persone che vi hanno partecipato erano di varie estrazioni sociali e professionali, in gruppi da 80 fino a 2.500 partecipanti. Ho toccato con mano la loro realtà, percepita e vissuta; ho parlato direttamente con le persone e raccolto il loro riscontro e il loro racconto.
L’attuale regime “totalitario morbido” conta chiaramente sulla nostra incapacità di reagire e di uscire dalle recenti abitudini, imposte grazie al trauma, su cui ci hanno incernierato subito dopo il Covid-19. Per la Intelligenza Artificiale siamo prevedibili al 99,9%, perché abitudinari nell’uso dei social. In questa fase hanno solo apparentemente allentato la presa, per illuderci che si sia trattato di un episodio eccezionale, legato ad un’emergenza (falsa), per farci rilassare mentre lavorano alacremente, sotto traccia, indisturbati ai loro veri obiettivi. Fra questi: il Trattato Pandemico, la Digitalizzazione dell’esistenza umana e il passaggio al Capitalismo della Sorveglianza, con le Città dei 15 minuti in cui vogliono limitare e controllare la nostra mobilità e i nostri spazi di libertà, incluse quelle alimentari, per un “bene superiore” (“salvare il pianeta e l’umanità dall’estinzione”). Il tutto facendoci accettare la completa rinuncia volontaria ai diritti naturali, umani e costituzionali. Sto parlando dell’Agenda 2030 ONU e del Great Reset, il loro “Master plan”. Un piano ideato negli anni ’60-’70 dal “Club di Roma” e formalizzato nell’Agenda21/30 ONU da 194 governi nel 1992. Si tratta di un mix di neo-marxismo, eugenetica, ecologismo, tecnocrazia, scientismo, fideismo e materialismo spirituale.
Il presente tentativo è quello di capire dove siamo arrivati dopo 4 anni (“punto nave” sulla carta nautica della resistenza), rispondendo ad alcune domande chiave.
Fra le molte possibili, le seguenti:
- Siamo usciti dallo shock post traumatico impostoci col Covid-19?
- Come stanno andando le cose nel processo di contro-informazione?
- Di che evidenze scientifiche disponiamo?
- Come stanno reagendo i responsabili delle operazioni Covid-19, le vittime e i cittadini?
- S’intravede da qualche segnale una qualche forma di trasformazione nella popolazione, se sì quali?
- Quali sono i bisogni emergenti e prioritari delle persone che hanno capito l’inganno subìto?
- C’è una direzione comune tracciata?
- Una visione comune?
- Cosa servirebbe?
Andiamo per ordine:
- Siamo usciti dallo shock post traumatico del Covid-19?
La consapevolezza di essere stati truffati è ormai diffusa nella popolazione dei vaccinati e non. Però manca ancora la capacità di elaborarla e trasformarla in cambiamenti e comportamenti coerenti. Si è in attesa che accada qualcosa. Il trauma è stato profondo e protratto, servirà ancora tempo e pazienza perché il caos mentale generato si riduca, decanti uscendo così dalla nebbia dell’emotivismo”, del vivere in superficie, e della dipendenza mentale, in cui ci trattengono. Il processo di recupero funzionale va sostenuto attivamente. Le due guerre e le minacce di coinvolgimento ai confini non aiutano. Ma ce la faremo, i segnali sono positivi, anche se non sarà una passeggiata. Manca anche il recupero della capacità di orientamento autonomo, travolti, continuamente, come siamo da una grande mole d’informazioni, spesso troppo tecniche, poco digeribili e scarsamente assorbibili da parte delle persone, perché ancora orientate soprattutto a mantenere sovraeccitate le persone. La nostra mente è un po’ come un lavandino pieno, colmo d’acqua. Se aggiungiamo informazioni tracimano, non entrano, perché, causa il trauma, tratteniamo invece di togliere il tappo, farle scaricare rapidamente e far entrare quelle aggiornate, favorendo il processo di apprendimento continuo.
- Come stanno andando le cose, nel processo di contro-informazione?
La cosiddetta dissidenza è un mondo ancora abbastanza indifferenziato, con diverse anime e visioni. E’ normale. La “pancia delle masse” è dove le denunce e la rabbia lavorano e producono gli effetti non sempre positivi. Il risultato è spesso l’irrazionalità, le reazioni automatiche indotte che generano dipendenza. Tutti i gruppi di dissidenza dichiarano la volontà di ricostruire una società umana. Ma la chiave è il ritorno all’uso della ragione prevalente nelle persone e individui, della loro responsabilità, della loro consapevolezza ristrutturata, dell’emancipazione e dell’indipendenza dai condizionamenti mentali, dalla sussidiarietà e dall’uso ossessivo della tecnologia. Le indagini di mercato lo dimostrano chiaramente. Su questi aspetti bisognerà fare gradualmente leva, in parallelo.
- Di che evidenze scientifiche disponiamo?
Report scientifici di qualità, di fonte accreditata e validata, accumulati in questi anni dimostrano fin dall’inizio che il SARS CoV 2 era un virus influenzale, non certo paragonabile all’ebola, come è stato, invece, inculcato e promosso dai media e dalle “virostar”. Per fare questo non hanno esitato a truccare i numeri, temo non solo quelli dei contagi, vedasi il caso Toti. Si trattava, peraltro, di una sindrome curabile. Questi cosiddetti vaccini (terapie geniche), invece, venduti come salvifici, sicuri ed efficaci, non funzionano e producono un’alta incidenza di Eventi Avversi, anche gravi e gravissimi (rispettivamente 36% e 11% dei trattati, per il vaccino AZ in UK), con un oggettivo e notevole incremento (10-20%) delle morti in eccesso, dal 2021 in poi, in tutti gli stati con un significativo tasso di vaccinazione.
- Come stanno reagendo i responsabili delle operazioni Covid-19, le vittime e i cittadini?
I principali attori protagonisti di questa manipolazione di massa: politici, giornalisti, medici e burocrati di tutti gli apparati statali, magistratura inclusa, dal primo governo Conte fino all’attuale Governo Meloni, persistono nel negare dati e fatti, ormai clamorosi. Fanno finta di nulla, salvo ricordarsi dei danneggiati a qualche settimana dall’elezioni Europee unendosi al coro di persone che chiedono giustizia, attualmente negata. Ma sappiamo che in Italia ottenerla è un problema serio e consolidato da vecchia data, in particolare in casi come questi. La magistratura sarà l’ultimo vagone a muoversi quando partirà il treno del vero cambiamento nel nostro paese.
Per tutti questi “signori” l’unica opzione praticabile è quella di andare avanti, come non fosse successo nulla. Sono tutti “legati a doppia corda” nella scalata della “cima di 4.000 metri” che devono superare nei prossimi mesi. A livello mondiale, infatti, si punta a normalizzare l’attuale situazione garantendo l’impunità. Questo renderebbe prassi normale la “richiesta di sacrificio alla popolazione” per un “bene superiore” (qualsiasi), come ai tempi dell’antica Babilonia, senza conseguenze per i responsabili. L’Italia, purtroppo, rimane il paese capofila anche nella gestione della fase post Covid-19. Il dato più sorprendente, in realtà, è che, lo stesso immobilismo e indifferenza, si ritrovano anche nelle vittime, danneggiate e non. L’effetto della sindrome di Stoccolma di massa persiste. La paralisi mentale e il disorientamento sono anche l’effetto indotto dal terrorismo mediatico protratto per 3 anni e continuamente richiamato nella mente collettiva dalla memoria, fino a farlo diventare un “imprinting”. Le guerre e il continuo procurato allarme di nuove pandemie dei mass media hanno questo scopo: mantenere la paralisi mentale nelle masse. Ci vuole tempo per recuperare e serve sforzarsi e imparare come uscire dalla spirale della paura e della dipendenza dai media, e non solo.
- S’intravede da qualche segnale una qualche forma di trasformazione nella popolazione, se sì quali?
Sì i segnali sono incoraggianti. Persiste, tuttavia, qualche difficoltà a muoversi in modo organizzato, mirato, strutturato, persistente ed efficace su obiettivi strategici comuni, utili per sottrarsi; che, poi, possano mettere in qualche modo in difficoltà la realizzazione del loro disegno disumano, bloccandolo e/o mitigandone gli effetti.
C’è, però, una parte della popolazione, silenziosa, che sta agendo nell’unico livello lasciato libero in cui si può agire: quello territoriale. Una parte di questa popolazione ha capito, secondo me, che, in questo periodo di confusione, di persecuzione dei non allineati, bisogna in realtà cambiare noi stessi, concentrandosi e difendendo i processi essenziali (salute, rapporti sociali veri, educazione dei figli, solidarietà vera, ecc.) dell’esistenza umana. I coordinatori praticano concretamente lo spirito di servizio verso i loro associati. Il tutto si traduce in una nuova idea di economia diretta, locale e solidale, non intermediata, a presidio di un rispetto reciproco dei ruoli e della qualità dei prodotti della terra e del lavoro, degli scambi commerciali e del lavoro degli imprenditori locali in ogni settore. Molto interessante e promettente su tutti i piani, incluso quello politico.
- Quali sono i bisogni emergenti e prioritari delle persone che hanno capito l’inganno subito?
La prima considerazione da trarre è che la popolazione incontrata ha ormai ampiamente soddisfatto il bisogno di capire quello che è successo dal 2020 al 2021. Hanno, invece, bisogno soprattutto di comprendere ciò che potrebbe accadere da qui in avanti con il Great Reset, e ricevere possibili soluzioni in anticipo. Vogliono conoscere le possibili rotte da intraprendere e dove possono portare.
Ovviamente i bisogni della popolazione sono stratificati. Tuttavia, c’è uno strato comune di base, quelli essenziali (salute, dignità, lavoro, istruzione, figli, ecc.). Soddisfatti questi, si potrà offrire un servizio mirato a gruppi omogenei su temi da loro scelti che includano, oltre ad una possibile direzione comune, anche un’analisi degli scenari ampia e motivata, e passi concreti per aiutare la trasformazione di questi pensieri in azioni comuni di gruppi di persone omogenee. Pronti a progredire nel tempo come ampiezza, incisività e profondità.
- C’è una visione comune?
Una parte dei dissidenti, aldilà della denuncia, non ha ancora un’idea chiara sul sistema attuale e di ciò a cui aspirano veramente. Sono combattuti all’idea di lasciare questo sistema. Un’altra vuole, invece, creare un modello di società parallelo, distinto, alternativo, basato sulla vita umana, non sulla morte e non sullo sfruttamento dell’essere umano, che nasca dal basso, dal territorio e che ricostruisca le istituzioni, che hanno tradito su tutti i fronti i cittadini. Una nuova civiltà e un nuovo mondo è possibile con principi, valori e virtù umane, in cui la vita e l’essere umano rimangano sacri e centrali in ogni settore.
- Cosa servirebbe alle organizzazioni dei cosiddetti dissidenti?
Vivere consapevolmente, felicemente e liberamente in grazia di Dio. Servono canali di comunicazione indipendenti e diretti, senza l’intermediazione dei mass media mainstream e delle varie note trasmissioni, che controllano e condizionano i contenuti. Abbiamo visto che il territorio è l’unico spazio e ambito d’azione ancora libero, il collegamento e il coordinamento fra i territori è la chiave operativa. Il focus, all’inizio, dovrebbe essere sui processi essenziali della nostra vita. Serve un piano di comunicazione che spieghi i programmi, i piani territoriali e favorisca lo sviluppo di una coscienza nuova e lo sviluppo di una progressiva massa critica.
Un’attenta analisi dei bisogni della gente e di cosa serve per promuovere la trasformazione delle persone e della società, facendola uscire da questo individualismo nichilista, che si traduce in accettazione passiva di qualsiasi cosa richiesta o imposta dal governo e indifferenza verso tutto, incluso il prossimo. Una maggior conoscenza del processo del Great Reset e dei meccanismi che hanno messo in atto, aiuterà. Gl’incontri territoriali sono importanti, magari vanno finalizzati e strutturati per fornire e discutere proposte concrete da migliorare continuamente nel tempo.
Una rivoluzione silenziosa, insomma, che parta dal cambiare noi stessi, sottraendoci ai meccanismi di controllo di questo sistema disumano. Il non conformarsi è la prima forma di disobbedienza civile, la più efficace. Le masse conformiste sono la benzina di questo sistema, che si nutre del nostro ingaggio, della nostra energia e del nostro consenso. Conoscere i processi, i meccanismi chiave e i “talloni d’Achille” delle prossime fasi del Great Reset, decidendo quali sono alla portata delle nostre forze e su cui poter generare impatti significativi, diventa un fattore chiave. Elencare i bisogni e gli obiettivi per priorità, pianificate nel tempo, su cui concentrarsi e coordinarsi per garantire massa critica e copertura è un altro fattore critico. Tali priorità devono essere nazionali, regionali e territoriali, senza dimenticare quelle europee. Occorre iniziare processi di disobbedienza civile, sistematici, puntuali e mirati che rappresentino uno strumento efficace per organizzare mentalmente e spiritualmente i dissidenti al fine di dare loro una direzione, una visione, la speranza e la forza necessaria al pensiero, alle parole e alle azioni sul territorio.
Non conformarsi e non attivare l’eID, non scaricare l’EDIW, ecc. Usare contante e minimizzare l’uso di quello elettronico che ingrassa le banche e consuma ad ogni operazione il nostro potere d’acquisto e l’incasso dell’imprenditore locale. Acquistare beni da produttori locali il più possibile. Evitare i prodotti con brand delle Corporation e il più possibile la grande distribuzione che strozza i produttori nazionali, boicotta i prodotti italiani, privilegia prodotti di scarsa qualità, spesso dannosi per la salute. Contribuire a favorire l’economia e flussi finanziari locali, con rapporti diretti con le nostre imprese del territorio, evitando l’intermediazione che strozza sia produttori che clienti finali. Il “distributivismo” e i gruppi d’acquisto solidali, vanno bene, per avere il controllo della filiera e della qualità dei prodotti e dei servizi. Favorire la creazione e sostenere lo sviluppo di PMI (piccola e media impresa). Reti sanitarie locali che compensino i vuoti dell’attuale SSN. Studiare e finalizzare forme di disobbedienza legali di massa, non ultima quella fiscale. Usare il meno possibile il Digitale e i Socialnetwork. Ne basta uno per comunicare fra noi (Telegram). Esercitare il diritto di sciopero, nelle sue varie possibili forme, in modo mirato e per una durata che produca l’effetto atteso. Coinvolgendo le organizzazioni delle FFOO e quelle studentesche. Parallelamente promuovere la ricostruzione spirituale e morale delle persone e del popolo, che è la vera pietra angolare del nuovo mondo. Infine, si percepisce nettamente un rallentamento del ritmo distruttivo (chiamato “Tamas” dagli Hindù), a livello mentale e di vita della gente, che ci era stato imposto dal sistema con la PsyOp Covid-19, nonostante i venti di guerra. Questo è un segnale importante.
Leonardo Guerra