Un cagliaritano su sette affetto da patologie croniche necessita di assistenza. E nel 45% dei casi l’aiuto è fornito in tutto o in parte dai familiari.
È uno dei risultati dell’ultima indagine dell’Osservatorio Sanità di UniSalute e Nomisma.
La gestione della patologia – secondo quanto emerge dal report – viene descritta come complessa o estremamente complessa nel 14% dei casi tra chi ha una sola malattia cronica, mentre nel 20% dei casi tra chi soffre di più di una patologia. Per la maggioranza (55%) dei cagliaritani con cronicità l’assistenza avviene almeno in parte presso strutture sanitarie, mentre per il 45% del campione interamente a domicilio. Quando non sono i familiari o il paziente stesso ad occuparsene, a farlo è in genere un badante (32%), il personale del servizio sanitario pubblico (28%), o associazioni di volontariato (6%).
Ma come semplificare la vita dei familiari caregiver? Innanzitutto, secondo gli intervistati da UniSalute, attraverso l’offerta di programmi di formazione sulla patologia e sulle pratiche di assistenza (62%). Molti vorrebbero inoltre poter partecipare in comunità o gruppi per condividere esperienze e consigli (57%) e ritengono sia necessario allocare maggiori fondi e risorse sui servizi di assistenza (57%). Piacciono molto anche i dispositivi di telemonitoraggio (62%), che rendono più semplice tenere sotto controllo l’andamento della malattia direttamente da casa, anche se ad oggi sono utilizzati solo da una minima parte (12%) dei malati cronici cagliaritani.
Altre richieste: la consegna a domicilio di ricette e medicinali (61%), le visite a domicilio (57%) e i servizi di consulenza che aiutano a individuare cure e altre opportunità di assistenza (55%). Anche sotto questo punto di vista gli strumenti della telemedicina – come le televisite – vengono apprezzati, con oltre la metà del campione (57%) che le considera utili.