“Ai giovani dico sempre: sognate, sognate, sognate e coltivate i vostri sogni con devozione e umiltà, perché la realtà spesso supera le nostre aspirazioni.
Agli anziani suggerisco di non chiudersi nel passato: per dirla con Cesare Pavese, la vita è fatta di tante esistenze, ognuna delle quali ha un inizio. Da un anno e mezzo mi sono messo a studiare musica, con risultati catastrofici: ma imbracciare il sax tre volte alla settimana e andare a lezione mi dà la speranza di suonare”. È emozionato Giorgio Assumma, legale e confidente di tante star del cinema e della tv, maestro di intere generazioni di legali specializzati in diritto d’autore, all’anteprima di ‘Io c’ero. Giorgio Assumma, l’avvocato delle stelle’, il documentario di Fabrizio Corallo e Valeria Parisi, prodotto da 3D Produzioni e Cinecittà – Istituto Luce, proiettato al Barberini di Roma in omaggio ai 90 anni dell’ex presidente Siae, il prossimo 29 novembre.
Il sigaro tra le labbra, il sorriso ironico appena accennato, la memoria prodigiosa, nel suo studio Assumma sfoglia l’album dei ricordi, ripercorrendo sessant’anni di storia italiana tra spettacolo, cultura, costume e politica: da quando, da liceale, grazie al padre che era il legale di Cinecittà, aveva libero accesso agli studi e sul set di un film di Totò accarezzò il sogno di diventare regista, alla telefonata di Edilio Rusconi, che a ferragosto del 1973 lo rintracciò in villeggiatura per fargli incontrare Luchino Visconti al quale voleva affidare l’incarico di dirigere Gruppo di famiglia in un interno. E poi una ventina di festival di Sanremo, chiamato da Gianni Ravera a seguire gli aspetti legali del festival. Un aneddoto, memorabile, su tutti: “Nel 1968 Louis Armstrong era in gara con il brano Mi va di cantare, ma era convinto di essere stato chiamato per un concerto: alla fine dell’esibizione Pippo Baudo lo abbracciò e lo spinse dietro le quinte. Armstrong si irritò e toccò a me provare a calmarlo”. L’accordo fu raggiunto davanti a un whisky: “Non ebbi il coraggio di dire che ero astemio, e passai il pomeriggio al pronto soccorso”. Un pensiero commosso va ai genitori e alla moglie, Maretta Scoca, avvocata specializzata in diritto di famiglia, deputata per tre legislature, sottosegretaria alla giustizia poi alla cultura e storica giudice di Forum in tv, scomparsa nel 2018. “La vidi per la prima volta a una festa, aveva 16 anni, io 19: mi colpì la gioia nei suoi occhi. Non le diedi neanche il tempo di sfilarsi il cappottino: l’avevo già invitata a ballare”.
“Alimento” di una vita così intensa è stata anche l’amicizia: “Non ho trascorso neanche un giorno della mia vita in cui non abbia chiamato un amico”, spiega Assumma, citando su tutti Maurizio Costanzo al quale è stato profondamente legato fino alla morte del conduttore, il 24 febbraio 2023, condividendo con lui momenti drammatici come l’attentato a via Fauro o lo scandalo P2, ma anche le telefonate quotidiane. Gli aneddoti – come la chiamata di Cossiga che, all’indomani dell’elezione di Assumma alla guida della Siae, lo chiamò alle 5 del mattino per dire “Ricordati che in Italia c’è un solo presidente, e sono io” – si intrecciano con le immagini d’archivio e con tante testimonianze, da Claudio Baglioni a Milly Carlucci, da Lino Banfi a Francesco Rutelli e Roberto D’Agostino, da Verdiana Bixio a Oliviero Diliberto e Chiara Sbarigia, dall’entusiasta nipote Giorgia alla figlia Francesca che ricorda il padre sempre immerso nello studio e cita quei pranzi con mamma Maretta “a parlare di clausole e di incompatibilità”. Tanti gli amici anche in platea, come Renzo Arbore, Francesco Rutelli, Barbara Palombelli, Lino Banfi, Fausto Bertinotti, Milly Carlucci, Roberto D’Agostino, Giampaolo Letta, Gianmarco Mazzi, Chiara Sbarigia, Tony Renis, Pierfrancesco Pingitore, Gianni Rivera, Aurelio De Laurentiis.
“Se ho paura di morire? No, sono tormentato dalla paura di non morire. La vita eterna sulla terra – chiosa nel finale Assumma – deve essere estremamente noiosa”.