Abbiamo il nostro Grosso e Grande Capodanno internazionale a Cagliari. Come coordinamento de “Sa mesa de is artistas sardus”, stiamo portando avanti un progetto ambizioso che pone in prima linea gli artisti sardi indipendenti. Non ci siamo sottratti in queste settimane ad osservare attenti alla solita gara, enfatizzata dai maggiori media locali, tra i comuni e le città sarde che organizzano lo spettacolo di fine anno.
Per Cagliari, capoluogo della Sardegna, non possiamo nascondere la nostra delusione. Il programma che ha vinto il bando di gara, non prevede uno spazio considerevole agli artisti sardi, in particolare alle band originali. Possiamo apprezzare solo qualche nome di valido DJ sardo e alcune cover band isolane.
Nulla da dire sulla proposta artistica di punta: sul grande palco di Piazza Yenne si esibirà Stewart Copeland, batterista e fondatore dei Police, che con un’orchestra proporrà uno spettacolo di qualità probabilmente con molte cover della blasonata band londinese. Questo non toglie nulla alla sua caratura e importanza, ma sul palco principale non ci sarà alcuna band indipendente sarda che produce musica originale, né in apertura né in chiusura. Forse perché i grandi artisti, pagati con fondi pubblici, difficilmente consentono la condivisione del loro palco.
Seguendo la prospettiva della “Festa diffusa”, che per noi resta un valido approccio organizzativo, nelle piazze di Cagliari sono previste alcune performance di band, prevalentemente cover ( senza nulla togliere a chi decide di rappresentarsi in questo modo ) , e alcuni DJ set. Tuttavia, manca completamente il coinvolgimento delle band locali talentuose e preparate che producono musica originale, che hanno già pubblicato dischi o che stanno faticosamente cercando una strada per emergere. Evidenziamo anche che sono assenti le realtà più fresche e giovanili. Nella proposta, inoltre, non vengono rappresentate sonorità come il reggae, il rap e altri generi apprezzati.
È una questione di scelte e di bandi che hanno le loro regole burocratiche. Chi ha i requisiti è giusto che porti a segno la sua proposta. Ma il problema rimane sistemico. Gli artisti sardi non hanno protezioni: in questa Sardegna autonoma a statuto speciale, non esiste una legislazione sulla musica e l’arte che possa aprire un varco, offrire prospettive future a chi sceglie di produrre dall’isola e far girare una filiera interessante che coinvolge studi di registrazione, sale prove, service audio, fonici e professionisti dell’audiovisivo.
L’altra proposta (eravamo di fronte a soli due concorrenti) di Comunica 99 era impostata su un ospite nazionale indie-pop più giovane ( ospite imposto dal bando stesso ), con tutte le piazze coperte da artisti sardi di grande qualità che rappresentavano diversi generi. Un’occasione persa per dimostrare anche con un pizzico di coraggio, che diffondere progetti artistici indipendenti targati quattro mori non significa essere “provinciali”.
Chiediamo a Davide Catinari (che con la sua Vox Day si è aggiudicato il bando), artista sardo, capace produttore di eventi con tanta esperienza sulle spalle: non sarebbe stato bello assistere ad uno scambio culturale, a una sinergia con altre realtà? È davvero provinciale dare voce, spazio e lavoro a chi coraggiosamente porta avanti dei progetti made in Sardinia? Davvero gli artisti sardi strutturati tra chi ha fatto la storia della musica in quest’isola e chi tra i giovani prova a creare qualcosa, non sono attrattivi? Ovviamente queste domande è doveroso farle anche alle rappresentanze istituzionali.
Lo chiediamo con rispetto assoluto, anche perché la nostra missione è di avviare un progetto che porterà al dialogo tra istituzioni, rappresentanze, artisti e operatori del settore per innescare un processo virtuoso di sensibilizzazione e di proposta costruttiva.
Di fatto, la promessa dell’amministrazione di Cagliari di avere una festa dove gli artisti sardi, soprattutto band originali e produttive, avrebbero potuto lavorare e rappresentare la bellezza della musica prodotta in Sardegna non è stata mantenuta. E’ quindi evidente che non è ancora possibile garantire pari dignità e opportunità agli artisti locali rispetto a quelli che vengono da oltre mare spesso rappresentati dalle grandi produzioni.
Questa competizione si è riversata anche sui social, dove il pubblico si è scatenato e diviso per questioni politiche e di gusti, tutti presi dalla smania di questi mega-eventi. Capiamo che il pubblico esprima le sue considerazioni, ma ci lascia l’amaro in bocca leggere certi commenti.
Utenti che fino a ieri promuovevano lo spirito genuino di una sardità moderna, lottavano contro le pale e le speculazioni, sbandierando i quattro mori, ora scrivono frasi come “Ci siamo evitati la sagra paesana...” o “I gruppi sardi non portano gente“. Commenti di persone che reputano gli artisti sardi provinciali, buoni al massimo per supportare qualche causa.
I giochi sono fatti, ognuno avrà il suo Capodanno, l’obiettivo finale è sempre quello di soddisfare la brama di “portare Gente…” e quindi di perdere di vista una nuova visione di evento che possa anche promuovere le nostre realtà musicali che sono relegate a sempre al ruolo di macchiette o cartonati piu’ o meno esotici. L’arte e la musica in Sardegna ha bisogno di nuovi spazi e nuove regole e gli artisti/e validi devono poter lavorare ed esprimere il loro messaggio senza barricarsi dietro muretti a secco con la prospettiva di portare in giro per il mondo la nostra poesia, la nostra musica, la nostra isola.
La nostra organizzazione, che sta lavorando non con poca fatica al progetto de Sa Mesa, ha voluto proporre il suo libero punto di vista per stimolare la critica costruttiva e non le solite faide tra artisti che non portano a nulla. Continueremo a monitorare lo stato dell’arte in Sardegna ma soprattutto a organizzare tutte le azioni mediatiche necessarie da qui alla prossima estate.
Coordinamento de Sa Mesa de is Artistas Sardus