Era l’idolo indiscusso della curva nord. Non era un campione, nemmeno un titolare ma tutti gli volevano bene.
Eupremio Carruezzo, classe 1969, giocò nel Cagliari tra il 1997 ed il 1999.
Brindisino, attaccante, arrivò in Sardegna con quasi 10 anni di ritardo, nell’autunno del 1997, colpa di un infortunio alla caviglia subito all’età di 18 anni che fece saltare l’affare.
Nel pieno della sua maturità ebbe la grande occasione a Cagliari in un ambiente in quel momento depresso dopo la retrocessione in serie B dopo lo spareggio a Napoli perso contro il Piacenza.
L’allora presidente Massimo Cellino si affidò all’allenatore Giampiero Ventura, ex Lecce, per una possibile immediata risalita ed il trainer genovese scelse di portare con sé alcuni fedelissimi.
Non contento delle prestazioni dell’allora centrattacco fiorentino Banchelli riuscì ad ottenere Carruezzo grazie ad uno scambio di cartellini con la Reggiana.
Arrivò dunque a campionato iniziato, l’11 ottobre 1997 la data esatta dello scambio di contratti, con il mister Ventura al solito ironico sull’ingaggio di un suo possibile pupillo già avuto in quota quando allenava il Venezia.
Carruezzo sa che può essere la sua grande occasione dopo anni nelle categorie inferiori condite in quel momento da tanti gol, 37 con il Savoia nell’allora serie C1. Nell’ultima stagione, prima del passaggio in rossoblù, vinse il titolo di capocannoniere con 18 reti.
E’ la punta di riserva, chiuso da Muzzi e Dario Silva, mette insieme 27 presenze e sigla 3 reti.
Grazie ad un suo gol, il 24 maggio 1998 contro il Padova, il Cagliari raggiunge la quasi matematica certezza del ritorno in serie A ed è anche il gol dell’ultima vittoria del Cagliari in quella stagione.
Eupremio festeggia sotto la curva ospitata dai tifosi cagliaritani che nel frattempo lo avevano eletto quale loro indiscusso beniamino.
Allo stadio Sant’Elia si confezionavano striscioni a lui dedicati, in particolare si ricorda uno stendardo raffigurante la sua immagine, confuso addirittura per un capo indiano ed alcuni cori inneggiavano il suo nome.
Si ricorda un bel tormentone sulle note di Ricky Martin ma anche “Carruezzo la forza è nei capelli!”.
In effetti lo accompagnava un look da rocker di altri tempi, celebre la somiglianza con Jim Morrison.
Eppure “Tony” come veniva chiamato anche in famiglia (anche se nel tempo la paternità del nomignolo venne attribuita a Mauro Nardini, suo compagno di squadra a Barletta) era una persona tranquilla e molto professionale.
Lo si vedeva pochissimo in giro per il capoluogo, professionista esemplare.
Eupremio forse per quel modo di giocare generoso, che non si risparmiava, in campo dava tutto tutto se stesso, riusciva perciò a farsi amare e voler bene.
Forte fisicamente e con una buona tecnica individuale che dimostra con alcuni realizzazioni di pregevole fattura chiude il suo primo anno in rossoblù con 27 presenze e 3 reti.
L’anno seguente, dopo la promozione, alla sua prima stagione in serie A, inizia nel peggiore dei modi.
Durante il ritiro a Brunico gli vengono riscontrate delle anomalie cardiache, Eupremio ha il cuore più sviluppato della norma, ha il “cuore d’atleta” ma può ugualmente giocare.
Ma dopo un solo giorno di allenamento, ecco il secondo stop: ernia inguinale, da operare.
Carruezzo dopo il rientro, gioca uno spezzone nella storica vittoria contro il Milan ma nella giornata successiva, contro il Bari, l’ultimo ko, quello definitivo. Entrato nella ripresa riporta la rottura del crociato anteriore destro, stagione finita.
Lascia Cagliari, ripartendo dalla serie C1.
Diventa idolo indiscusso delle tifoserie delle squadre con cui conclude la sua carriera, al Livorno, al Como e soprattutto a Lucca, dove divenne capitano.
Terminata la carriera, diventa prima agente Fifa e successivamente con scarsi risultati come allenatore.
Migliore fortuna invece nel mondo della letteratura dove diventa detective\commissario alle prese con racconti noir ambientate nel ventennio fascista.