Uruguaiano, classe 1952 nativo di Montevideo, soprannominato “el Piscador”, si distingue immediatamente per le proprie innate doti di attaccante esordendo a 17 anni, nel 1969, nelle file del Cerro.
Nel 1974 approda al Progreso, seguito l’anno dopo dal River Plate di Montevideo.
Nel 1976 viene convocato per la prima volta nella nazionale uruguaiana, nel 1978 l’approdo al Nacional, al termine del campionato 1979 Victorino è, con 19 reti, capocannoniere della stagione.
Ma l’anno d’oro è il 1980: con il Nacional, Victorino vince il titolo nazionale e la Coppa Libertadores, battendo in finale i brasiliani dell’Internacional di Porto Alegre.
Nel corso del match di ritorno, il 6 agosto, al Centenario di Montevideo è proprio lui a siglare al 35′ la rete che decide la sfida contro i brasiliani.
Sul finire dell’anno prende avvio in Uruguay la Coppa d’Oro dei Campioni del Mondo, meglio nota come “Mundialito”, torneo che pone di fronte le squadre fino ad allora vincitrici del mondiale di calcio, indetto per celebrare il cinquantenario del primo campionato del mondo. La Celeste domina il torneo e Victorino ne è il protagonista: el Piscador, che nel frattempo ha annunciato il ritiro dalla nazionale al termine della manifestazione, segna una rete in ambedue le partite del primo turno.
Lasciata la nazionale, non finiscono le soddisfazioni per lui, poco più di un mese dopo, l’11 febbraio, il Nacional gioca a Tokyo contro il Nottingham Forest per la Coppa Intercontinentale. Victorino si erge nuovamente a protagonista e dopo appena 10 minuti segna la rete con cui el Decano liquida gli inglesi, ricevendone in cambio la nomina come miglior giocatore della sfida.
Dopo il biennio trionfale col Nacional, nello stesso 1981 Victorino decide di cambiare aria: va in Colombia, al Deportivo Cali. Ma la parentesi con gli Azucareros è breve e già nel 1982 fa ritorno al Nacional.
Nello stesso anno Victorino giunge in Italia, acquistato dal Cagliari in vista della stagione 1982-1983. Le premesse per un’ottima stagione ci sono tutte: el Piscador ha ben impressionato i dirigenti sardi proprio durante il Mundialito di due anni prima, mentre il ct della nazionale italiana Bearzot saluta l’arrivo di Victorino in Italia come uno dei “colpi” di mercato.
Invece la stagione dell’uruguaiano è nettamente al di sotto delle aspettative: nel Cagliari Victorino inizia discretamente in Coppa Italia (7 presenze e 2 gol) ma è disastroso in campionato (10 presenze e zero gol).
Waldemar appare irriconoscibile, tanto che iniziano a circolare voci e leggende metropolitane che sostengono che il giocatore avrebbe dieci anni in più di quanto dichiarato, o che quello giunto in Italia non sia il Victorino autentico, bensì il fratello. Più verosimilmente si parla di problemi di salute, oltre che di una carriera ormai in parabola discendente.
Il Cagliari mise le mani sull’esperto uruguayano portandolo sull’isola dopo che il suo bomber Franco Selvaggi venne ceduto al Torino ed insieme a lui arrivò il peruviano Julio Cesar Uribe.
La stampa fu entusiasta per i due colpi ad effetto e i tifosi stessi fiduciosi nel dimenticare la partenza del centravanti fresco campione del mondo.
Il tecnico dell’epoca era Gustavo Giagnoni, uomo di grande esperienza che non si faceva problemi a manifestare la sua perplessità sulla squadra allestita. L’allenatore, che in passato aveva guidato Torino e Milan gestendo fior di campioni, mal sopportava le bizze dell’estroso Uribe, poco incline al gioco di squadra. E ancor meno Victorino, inquadrato subito come oggetto poco utile alla squadra, per non dire dannoso, considerato che per ammissione dello stesso tecnico, l’uruguaiano viene schierato inizialmente solo per giustificare il suo acquisto.
Il problema è che delle stimmate del campione intraviste un anno prima non si hanno traccia, anzi, la sua forma fisica ai limiti dell’indecenza porta ad avere sospetti sulla sua età. Circolano leggende quanto meno improbabili: clamorosa quella che vedrebbe il padre, umile contadino, che non sapendo leggere e scrivere soleva segnare con una tacca su una parete di casa i compleanni del figlio. Poi, alla presunta età di 10 anni, una tempesta distrusse la casa, ed il padre, non ricordandosi quanti “segni” ci fossero sulla parete, ricominciò a segnare da zero. Ergo, Victorino aveva 10 anni in più di quelli che aveva dichiarato. Come detto, questa resta una leggenda metropolitana.
Ecco le parole di Giagnoni, anni dopo, riguardo Victorino: “Questo arriva e toglie il posto ad altri. Bisognava farlo giocare! Ma quanti anni ha questo qua? Mi chiedo. Dicono 33, ma quando? Per me ne ha 43. Comunque diamogli fiducia, questo è uno straniero, facciamolo giocare. Fino a che non giochiamo un’amichevole a Iglesias, c’era una palla che stava entrando in porta, arriva lui e spara alto”. Giagnoni decide di non farlo più giocare e rimane di parola.
A fine stagione le sue presenze nel nostro campionato sono 10, senza l’ombra di un gol.
Il Cagliari retrocede e si libera del pacco, venduto per 100 milioni di lire agli argentini del Newell’s Old Boys.
Nel 1985 cambia squadra ma resta in Argentina: è la volta del Colón di Santa Fe, poi el Piscador decide di chiudere cambiando nuovamente paese.
Nella stagione 1986-1987 va in Ecuador, alla Liga Deportiva Universitaria di Portoviejo; quindi decide di concludere la carriera di calciatore.
Oggi Victorino lavora come procuratore.