L’artista è uno strumento critico verso tutto ciò che è manipolazione sociale, passa l’intera vita a ricercare e produrre in modalità costante e prolungata, muovendosi in uno spazio che è qui e ora, non esiste un suo passato e neanche un suo futuro, la sua produzione è istantanea, il suo è un lavoro lento e interiore, che poi si proietta verso l’esterno, nulla esiste al di fuori della sua coscienza, di riflesso nulla lede la collettività più di un artista incosciente.
La coscienza dell’artista è consapevolezza di ciò che è e di ciò che prova, è l’uomo alchemico, la dimensione uomo di Leonardo per chi ha un approccio all’arte volgare e massimalista, non è l’uomo ordinario di massa, l’umanità massificata non è mai consapevole del momento presente, l’artista ricorda alla massa il momento presente.
L’artista è la bilancia della storia, lo strumento di misurazione di fatti come il crollo delle torri gemelle, le crisi economiche, gli attentati terroristici, le guerre nel nome della libertà e la democrazia e le restrizioni della libertà. Nulla è funzionale all’attuale economia privatizzata e globalizzata, quanto la restrizione della libertà. anche dello stesso artista, per questo l’artista è lo strumento che serve a realizzare che siamo in piena dittatura del pensiero unico. Alle masse non viene imposto cosa fare, ma cosa pensare, è il pensare che determina il fare, inutile nascondere che anche il fare artistico di chi tira a campare per qualche spicciolo, è determinato dal traino del pensiero unico.
Lo show mediatico della notizia, nutre al punto da fare accettare tutto, ho accettato tre dosi obbligatorie contro un virus che non m’avrebbe mai ucciso, ero consapevole che il suo effetto dipendeva dall’organismo ospitante, sapevo che se l’avessi contratto (cosa mai avvenuta) avrebbe avuto una parabola ascendente e discendente, ho visto dare la caccia a positivi asintomatici, mi hanno iniettato una sostanza chimica in un organismo sano, un messaggio per un virus che non ho mai contratto, mi hanno costretto a simulare d’essere un idiota.
Ho sbagliato a cedere? Non amo definirmi un artista resistente e men che mai resiliente, la resilienza è dei materiali che sopportano senza tregua, sarebbe vita? Resistere a cosa porta se non a rafforzare un fenomeno? La cedevolezza consente di vivere il momento, d’evadere e conseguire la propria maturità artistica.
L’arte e gli artisti non sono mai stati figli del tempo, ma solo del momento, d’istanti di vita, di un presente che non ha nulla a che vedere con il futuro, la tensione verso il futuro alimenta paura e disperazione, depreda la speranza.
Il gesto artistico è l’istante che si consegna all’eternità, è l’instagram del tempo presente che sa vivere con il disagio senza filtro, perché il disagio è parte integrante del quotidiano, io sono frutto del mio disagio, che è solo mio, è endogeno e non esogeno, non è un errore è qualcosa d’indispensabile per la condizione umana, chi può affermare la naturalezza e la purezza del disagio se non un artista?
Questo per dire che per continuare a essere un docente pubblico, mi sono fatto somministrare tre dosi di un vaccino di cui non ho mai pensato di necessitare (sapete che d’allora nell’isola sono diminuiti i centenari in percentuale?), ho accettato perché non sarei mai potuto arrivare a fine mese altrimenti (essere un artista Indy pare essere in Italia solo un spese di produzione, se va bene soltanto rimborsata), ma c’è una cosa che non capisco: chi guadagna su una Cagliari priva d’Alta Formazione Artistica?
Possibile che Cagliari e l’isola non abbiano artisti residenti, in grado di denunciare tale scempio in autonomia? Qualcuno parlava di costante resistenziale dei sardi, io a dirla tutta, non penso d’averla ancora incontrata (se non nel taglio giornalistico di Simone Spiga che è l’unico ancora a darmi libertà di parola scritta, eppure c’è stato un tempo dove scrivevo per Flash Art).
di Mimmo Di Caterino