Legger_ezza 2023 è il progetto del CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna inserito nel programma di Cagliari dal Vivo 2023: dal 6 ottobre al 10 dicembre un fitto calendario di incontri, laboratori, seminari, spettacoli e mostre con l’obbiettivo di spostare l’attenzione sui quartieri di periferia e riscoprire e valorizzare gli spazi urbani con una programmazione mirata di eventi d’arte e cultura.
Sono quindici gli appuntamenti distribuiti tra il Teatro TsE nel rione di Is Mirrionis e La Fabbrica Illuminata, accanto alla Necropoli di Tuvixeddu, ai confini tra Sant’Avendrace e Stampace, fino a raggiungere i quartieri di San Michele e Bingia Matta e la municipalità di Pirri, con il Liceo Classico e Scientifico “Euclide” e l’ISS “Michele Giua”, l’I.P.S.I.A. “Antonio Meucci” e il Liceo Scientifico “Antonio Pacinotti”.
Tra i protagonisti Marina Massironi e Maria Amelia Monti che terranno un seminario su “La comicità nell’era digitale” e il giornalista e scrittore Gad Lerner, che presenterà il suo lavoro intorno alla figura e alle opere di Antonio Gramsci, l’attrice Maria Grazia Bodio e il costumista e scenografo Marco Nateri con “Pinocchio… dove vai?”, uno spettacolo-laboratorio ispirato al celebre burattino nato dalla penna di Carlo Collodi, l’attore, dramaturg e regista Elio Turno Arthemalle che metterà in scena “Campanilismi” attingendo alle folgoranti battute e all’umorismo surreale de “Il povero Piero”, celebre commedia “nera” di Achille Campanile.
Focus sulla lettura e l’interpretazione dei testi classici o contemporanei e sulla scrittura di scena con “The future is now” a cura di Monica Serra, “L’apparente vicinanza” a cura di Roberta Locci, “Tutti al macello” a cura di Filippo Salaris, “L’inferno noir” a cura di Mariano Cirina: progetti formativi rivolti agli adolescenti / studenti delle scuole superiori, che traggono spunto da autori come Dante Alighieri o Boris Vian, o dal vissuto personale, dai pensieri, dai ricordi e delle emozioni degli stessi protagonisti per la creazione di spettacoli originali, capaci di raccontare le inquietudini e le contraddizioni del presente.
Una fotografia del reale in “Meucci Portrait” a cura di Roberta Locci – in esposizione negli spazi de La Fabbrica Illuminata e nel Foyer del Teatro TsE: sintesi per parole e immagini di un diario collettivo sui giorni sospesi della pandemia e del lockdown, attraverso lo sguardo degli adolescenti, con i loro drammi, le loro paure e la loro visione del futuro.
Legger_ezza 2023 nasce dall’idea del teatro come moderna agorà, luogo della riflessione e del dibattito sui temi cruciali, attraverso la rappresentazione e la trasfigurazione poetica e simbolica delle questioni più scottanti e attuali: l’arte permette di ragionare su paradossi e ingiustizie e confrontarsi con i dilemmi etici e morali che appartengono alla storia dell’umanità. Fondamentale per comprendere i codici e i linguaggi della scena, una pedagogia teatrale che permetta agli stessi attori e spettatori di mettersi in gioco, di indossare i panni e provare a capire il punto di vista e le ragioni degli altri, e di interrogarsi sulle proprie motivazioni e le proprie inclinazioni, per imparare a discernere tra il bene e il male.
Legger_ezza 2023 parte quindi dai giovani (e dai giovanissimi) con l’intento di risvegliare l’interesse per la cultura e per le arti performative in particolare, coinvolgendo direttamente ragazze e ragazzi nella costruzione di uno spettacolo teatrale, ponendo al centro le loro istanze e i loro bisogni, trasformando la scuola stessa, con la “complicità” e la preziosa collaborazione di alunni e docenti in atelier e permettendo loro di riappropriarsi di spazi di confronto e di dialogo. Il progetto si pone come modello per una politica culturale attiva e effervescente, in grado di cogliere i segnali di disagio, le fratture e le mancanze, dove bambini e adolescenti siano non sono solo testimoni ma direttamente protagonisti e artefici del cambiamento, costruttori di mondi futuri.
IL CARTELLONE
Inaugurazione nel segno del capolavoro di Carlo Collodi con “Pinocchio… dove vai?”, spettacolo-laboratorio pensato per bambine e bambini della scuola dell’infanzia e della scuola primaria, ideato e diretto da Marco Nateri con la drammatizzazione di e con Maria Grazia Bodio (produzione Il Crogiuolo) – in programma il 6 ottobre alle 11 (matinée per le scuole) e il 7 e 8 ottobre alle 17 e ancora il 27 ottobre alle 11 e il 28 ottobre alle 17 a La Fabbrica Illuminata in via Falzarego n. 35 a Cagliari – per un viaggio nel mondo delle fiabe. Suona la campanella e entra in classe… la maestra Fantasia: «non è un capriccio, un ghiribizzo, un grillo, una fantasticheria» ma semmai una licenza poetica… e infatti ecco apparire animali parlanti, re e principesse, un temibile drago, gnomi, elfi e fate… «C’era una volta un pezzo di legno…»: comincia così la storia di Pinocchio, con il falegname Geppetto che pensa di costruirsi «un burattino meraviglioso, che sappia ballare, tirare di scherma e fare i salti mortali» con cui girare il mondo, e poi la fatina dai capelli turchini, il gatto e la volpe, il paese dei balocchi, i due ragazzi tramutati in ciuchini e il grande pescecane…
Non poteva mancare il Burattinaio Mangiafuoco… che svela i trucchi e le “macchinerie” del meraviglioso gioco del teatro e insegna ai piccoli come costruire con carta e cartoncino, stoffe, colla e forbici il palcoscenico in miniatura per nuove fantastiche storie…
LABORATORI
Legger_ezza 2023 del CeDAC Sardegna prevede quattro percorsi laboratoriali rivolti a studenti e studentesse delle superiori, presso gli Istituti Scolastici cittadini, per un viaggio dietro le quinte, attraverso le diverse fasi e i differenti aspetti della costruzione di uno spettacolo teatrale, partendo da un’idea originale con la stesura di un copione, ovvero con la mise en scène di una pièce classica o contemporanea, ma anche con l’adattamento di un’opera letteraria. Fondamentali la lettura e l’analisi del testo per giungere alla comprensione e quindi all’interpretazione, oltre all’ideazione e realizzazione di scenografie e costumi, il disegno luci e la composizione o la scelta delle musiche di scena, con il coinvolgimento dei partecipanti, quasi una vera compagnia di attori e tecnici, che possono così cimentarsi o seguire i vari passaggi fino alla rappresentazione davanti a un pubblico ovvero, simbolicamente, all’apertura del sipario e agli applausi finali.
“The future is now” di Microfratture Teatro a cura di Monica Serra, con la consulenza drammaturgica di Primavera Contu e il supporto di Federico Branca per la parte audiovisiva, attinge alle testimonianze e al vissuto individuale in una scrittura scenica che privilegia la forma del dialogo, da cui emergono le singole voci in un racconto “confidenziale”. Una pièce originale per una narrazione corale che mette in risalto le differenti visioni del mondo, la pluralità di punti di vista rispetto al tema centrale, su cui riflettere ed elaborare un pensiero critico.
“The future is now” parte dal teatro come strumento di indagine e conoscenza di sé e della realtà, per una riflessione sulla società e le «altre possibilità di stare al mondo prima che nella scena».
(laboratorio: 12 ottobre-14 novembre nell’Aula Magna del Liceo Euclide (con tre incontri a settimana) – esito scenico 17 novembre a La Fabbrica Illuminata )
“L’apparente vicinanza” a cura di Roberta Locci esplora la percezione del mondo dei nativi digitali, immersi in un continuo flusso di informazioni e costantemente “connessi” con la realtà virtuale grazie alle moderne tecnologie per cui pensieri, azioni ed emozioni sono «immediatamente condivisibili e trasferibili». Focus sulle nuove generazioni, con il progetto di Roberta Locci e Alberto Marci: ragazze e ragazzi sono forse i pionieri di una nuova umanità, «il mondo che vedono è diverso da tutti quelli che l’hanno preceduto: non ci sono confini e tutto accade ovunque».
“L’apparente vicinanza” ha la forma di un gioco, in una dimensione parallela e senza conseguenze dirette sulla realtà, a cui si ispira, con regole indefinite e un susseguirsi di “stimoli emotivi”, da cui emerge una grammatica dei sentimenti e delle relazioni, con un finale aperto, tutto da scoprire.
(laboratorio: 17 ottobre-17 novembre nell’Aula multimediale tecnica dell’I.PS.I.A. Antonio Meucci (tre incontri a settimana) – esito scenico 18 novembre a La Fabbrica Illuminata)
Tutti al macello” degli Artisti Fuori Posto, a cura di Filippo Salaris (assistente alla regia Paolo Salaris), liberamente tratto dalla pièce del drammaturgo, scrittore e poeta Boris Vian, è uno spettacolo ironico e grottesco, incentrato sulle vicende di uno scorticatore e della sua famiglia nel paesino di Arromanches. “Tutti al macello” (“L’Équarrissage pour tous”) è una commedia nera, ambientata nel fatidico giorno dello sbarco in Normandia: mentre si decide la data delle nozze di una delle figlie, tra l’avvicendarsi degli eserciti, la bizzarra professione del padre suggerisce pratiche soluzioni in caso di problemi, incomprensioni e ospiti non graditi. In chiave “patafisica”, secondo «la scienza delle soluzioni immaginarie», la pièce mette l’accento sulla crudeltà e l’assurdità della guerra, in un crescendo di situazioni paradossali, con atteso (e surreale) lieto fine.
(laboratorio: 23 ottobre-15 novembre nella Sala Marte ITIS Giua (tre incontri a settimana) – esito scenico 16 novembre a La Fabbrica Illuminata)
“L’inferno noir” a cura di Mariano Cirina (assistente alla regia Mia Rubini) si ispira alle atmosfere e ai personaggi della “Divina Commedia” di Dante Alighieri, per trasportarli nelle periferie di una moderna “città perduta”. Il viaggio del sommo poeta sotto la guida di Virgilio si traduce in una serie di quadri, alla ricerca di corrispondenze tra i gironi infernali e la sorte delle anime dannate da un lato e la dura realtà delle metropoli dall’altro, con gli spiriti inquieti e la brutalità della legge del più forte, nell’eterno scontro tra il bene e il male. “L’inferno noir” mescola suggestioni letterarie e cinematografiche, reinterpretando le terzine immaginifiche, popolate di demoni e donne e uomini vittime delle proprie debolezze e dei propri vizi, con sensibilità contemporanea, come metafore di una civiltà ormai priva di principi etici e morali, tra le tenebre di una interminabile notte e la desolazione dei paesaggi urbani.
(laboratorio: 25 ottobre-24 novembre Aula 14 Liceo Pacinotti – Sede via Brianza (tre incontri a settimana) –esito scenico 25 novembre a La Fabbrica Illuminata)
I percorsi laboratoriali culmineranno nella mises en scène di altrettanti spettacoli, in forma di esiti scenici, che saranno presentati nelle serate del 16, 17, 18 e 25 novembre, come momento conclusivo e di confronto con il pubblico: quattro spettacoli scritti e/o interpretati da giovani attori e attrici per un pubblico di coetanei (e non solo), per riscoprire l’attualità e la potenza espressiva del teatro, un’arte antica e insieme modernissima, capace di emozionare e sorprendere, di toccare il cuore e la mente e risvegliare le coscienze.
SEMINARI
“La comicità nell’era digitale”, tema e titolo del seminario a cura di Marina Massironi e Maria Amelia Monti, il programma domenica 12 novembre dalle 11 alle 13 presso La Fabbrica Illuminata esplora le nuove frontiere dell’umorismo e della satira all’inizio del Terzo Millennio. L’arte di far ridere o sorridere il pubblico con battute e sketches, fino alle più raffinate commedie o ai più pungenti strali della satira, di arricchisce di nuovi strumenti e inedite possibilità, per approdare di fronte a platee teoricamente infinite.
In teatro, e in particolare nelle pièces che rimandano alla realtà mettendo l’accento sugli aspetti più grotteschi e paradossali, dove il pubblico può rispecchiarsi e immedesimarsi nella verità dei personaggi, non possono mancare i riferimenti alle nuove tecnologie, ormai parte del quotidiano, mentre il confine tra realtà fisica e virtuale si fa sempre più sfumato, i dialoghi si svolgono spesso in chat e perfino i codici della comunicazione cambiano, nasce un nuovo galateo. “Il marito invisibile” di Edoardo Erba, interpretato dalle due attrici – in scena al Teatro Massimo per la Stagione de La Grande Prosa del CeDAC – ne è un chiaro esempio: le conversazioni si svolgono “a distanza”, attraverso gli schermi di computer e smartphones, e sul palco viene riprodotto l’effetto di straniamento, quell’essere insieme vicini e lontani, l’impossibilità (sperimentata durante la pandemia e il lockdown) di guardarsi negli occhi, di toccarsi, di stringersi e lasciarsi andare in un abbraccio.
“La comicità nell’era digitale” punta i riflettori sui nuovi scenari, sulle potenzialità e i limiti della tecnologia ma anche e soprattutto su tecniche e segreti del mestiere e sull’arte della leggerezza.
INCONTRI
“Gramsci raccontato da Gad Lerner”: focus sulla figura del grande intellettuale, politico e scrittore nell’incontro in programma giovedì 9 novembre alle 17.30 a La Fabbrica Illuminata, per una riflessione sulla modernità del pensiero di una delle menti più acute e lucide del Novecento. La parola al noto giornalista e scrittore, firma de Il Fatto Quotidiano, già vicedirettore di Lotta Continua, poi collaboratore di Radio Popolare e L’Espresso, approdato alla direzione del TG1, poi a La7 dove ha anche condotto “L’Infedele”, che proporrà la sua personale visione di Antonio Gramsci, descrivendo il suo rapporto con l’autore dei “Quaderni del carcere”, e in particolare la riscoperta di tre temi scolastici in cui il futuro deputato anticipa questioni fondamentali nella sua idea di rinnovamento della società. Quegli scritti inediti. Che hanno offerto lo spunto per lo spettacolo “Il sogno di Gramsci” di e con Gad Lerner e Silvia Truzzi – in cartellone al Teatro Massimo per “Pezzi Unici” / Rassegna Trasversa del CeDAC – svelano la forte personalità e insieme l’elevato grado di consapevolezza di un giovane sardo agli inizi del secolo, insieme a quella sete di conoscenza e quella passione per la cultura che caratterizzeranno l’intera sua esistenza.
Il ritratto di un Antonio Gramsci adolescente, forgiato dalle molte difficoltà della vita, ma anche dalla coscienza delle proprie capacità e dall’alto senso di responsabilità, appare coerente e quasi profetico rispetto alla statura etica e morale, filosofica e politica di colui che scelse di contrapporre al pessimismo della ragione l’ottimismo della volontà, riuscendo a conservare la propria libertà anche dietro le mura di una prigione e a far udire idealmente la propria voce attraverso le lettere, come prima attraverso articoli e saggi, alternando l’attività giornalistica all’impegno politico.
Un viaggio tra le righe di uno dei più illustri figli dell’Isola, per riscoprire l’importanza e la forza delle sue idee, ma anche ritrovare lo slancio e l’entusiasmo della prima giovinezza, la viva intelligenza, l’immediatezza e la sincerità di un ragazzo, un sognatore che tra i banchi di scuola già immaginava un mondo migliore.
TEATRO
“Campanilismi” da “Il povero Piero” di Achille Campanile, con drammaturgia e regia di Elio Turno Arthemalle – in scena sabato 9 e domenica 10 dicembre a La Fabbrica Illuminata – è una divertente commedia “nera” incentrata sui riti che fanno da corollario alla prematura (o presunta) dipartita del protagonista, tra severe disposizioni testamentarie e immancabili condoglianze, insieme al compianto per il “caro estinto”. Una pièce tutta giocata sull’umorismo, ma anche sulla caratterizzazione dei personaggi, in un variopinto affresco di varia umanità, che diventa banco di prova per la compagnia formata da attrici e attori professionisti insieme ad altri totalmente inesperti, sotto la guida sapiente di un regista, per dar vita a una rappresentazione teatrale.
«Achille Campanile è uno di quegli autori a lungo considerati minori, o perlomeno bizzarri, di cui però, a quasi cinquant’anni dalla sua morte, ancora non si riesce a fare a meno» – sottolinea Elio Turno Arthemalle –. «I balzi logici cui sottopone le vicende narrate, il paradosso elevato a sistema, la fulmineità delle situazioni e dei dialoghi non hanno mai smesso di sedurre attori e pubblico. Il rovesciamento degli elementi portanti della scrittura drammaturgica, ad esempio, come nelle celeberrime “tragedie in due battute” (estenuanti e interminabili didascalie per introdurre una battuta breve e fulminante), trasformano le sue opere in intelligentissimi giocattoli che non si vede l’ora di prendere in mano».
E conclude: «Questo percorso sperimentale sarà un modo per avvicinare al teatro chi, per scelta o mancanza di occasioni, non ne conosce i processi creativi, con la naturalezza del gioco che nasce dai meccanismi della comicità. Lo spettacolo finale sarà un’ulteriore occasione di crescita: mostrare al pubblico il proprio lavoro significherà, per chi non ha mai provato questo tipo di emozioni, ricevere il meritato riconoscimento per essere riusciti a portare a termine un’avventura con cui, a nostro giudizio, chiunque dovrebbe cimentarsi, almeno una volta nella vita».