“Oggi siamo in piazza per dire basta a una situazione in cui si alternano i governi ma la situazione non cambia, la gente continua a essere disoccupata e continuiamo ad avere una povertà allarmante”.
Lo ha sottolineato la segretaria regionale della Uil, Francesca Ticca, durante il corteo a Cagliari, partito da viale Trento e che durante il tragitto fino a piazza del Carmine ha raccolto circa seimila persone nel giorno dello sciopero generale in Sardegna.
“Non si può parlare di politiche attive per il lavoro, di ripresa economica reale e concreta, di qualità di vita diversa delle persone – ha precisato Ticca – se non riparte il sistema industriale, che deve ripartire pensando che la Sardegna deve avere pari opportunità rispetto alle altre regioni italiane”.
Assente la Cisl: “Speriamo che capiscano in fretta, dopo la manifestazione di qualche giorno fa, che la Uil e la Cgil sono dalla parte giusta, abbiamo necessità di rimettere insieme, in Sardegna in particolare, l’unità sindacale”, ha precisato la segretaria.
“Rispettiamo una scelta legittima – ha aggiunto il segretario organizzativo nazionale della Uil Emanuele Ronzoni -, ma pensiamo che in questo momento ci sia bisogno di sentire la nostra voce, se non lo facciamo ora quando si può scioperare.
Speriamo che il dialogo vada avanti e si possa ricucire”.
“Siamo qui per cambiare la legge finanziaria del governo che è sbagliata e per cambiare le politiche insufficienti ad affrontare i temi fondamentali: l’aumento dei salari, gli investimenti sulla sanità pubblica, il superamento della precarietà nel lavoro e la riforma delle pensioni con quella fiscale. Abbiamo bisogno di fare investimenti per creare lavoro per evitare che i nostri giovani se ne vadano dal paese”. Ha risposto così ai giornalisti il segretario della Cgil Maurizio Landini a Cagliari per il corteo partito da viale Trento, di fronte al palazzo della Regione sarda, e che si concluderà intorno alle 12.30 in piazza del Carmine. “Riguardo alle riforme fiscali, bisogna andare a prendere i soldi dove sono – ha aggiunto il leader della Cgil -, combattere l’evasione fiscale, far pagare le tasse a chi non le paga, tassare le rendite finanziarie e immobiliari e smetterla di tassare i lavoratori dipendenti e fare cassa su di loro”. “Si rimetta al centro a ogni livello, sia regionale che nazionale, la persona e il lavoro – ha incalzato -. Il livello di precarietà e sfruttamento sul lavoro non è accettabile. Il senso delle giornate di mobilitazione è questo: è il momento di ascoltare chi lavora, chi paga le tasse e tiene in piedi questo paese”.