«In Sardegna dev’essere garantita a tutti la libertà di autodeterminarsi sul corpo e nelle scelte di vita. E la Regione ha il dovere di prendere in carico anche i bisogni sanitari e di assistenza delle persone queer laicamente, senza pregiudizi, senza ideologie o fanatismi». Lo ha detto ieri sera a Sassari Renato Soru, nell’intervento che ha chiuso l’incontro intitolato “Diritti, accoglienza e inclusione»”, ospitato al Ccs Borderline.
Organizzata in collaborazione col Movimento omosessuale sardo (Mos) e coordinata da Massimo Mele, la serata è stata l’occasione per fare il punto non solo sulla situazione delle persone LGBTQ+, attraverso il racconto diretto degli intervenuti, ma anche su quella dei servizi rivolti ad altre fasce deboli della popolazione come migranti, i
senzatetto o le persone con disturbi psichiatrici. «Su questi temi, come società italiana e sarda, siamo in forte ritardo – ha detto il candidato presidente della Coalizione sarda -.
Forse per disinteresse o perché riguarda un numero di persone che non sono un target elettorale o un gruppo di pressione particolarmente rilevante. Eppure, il principio che ognuno debba autodeterminare se stesso e quindi il proprio sesso, le proprie scelte di vita, i propri propri orientamenti sessuali lo ritengo sacrosanto ed è compito della politica fare di tutto per affermare questi diritti.»
Facendo riferimento alle difficoltà testimoniate da alcuni degli interventi, incentrate soprattutto sulle ostacoli incontrati dalle persone trans per ricevere attenzione dal servizio sanitario pubblico nel percorso di transizione, Soru ha detto: «Lo vediamo ogni giorno, la Sardegna ha rinunciato a garantire il diritto alla salute ai propri cittadini e non trovo differenze tra chi ha bisogno di andare fuori dalla Sardegna per un motivo e chi ne ha bisogno per un altro. Stiamo parlando dello stesso diritto alla salute e all’assistenza medica e chirurgica anche per chi vuole affermare il diritto alla propria identità di genere o per superare una incongruenza di genere rispetto a quella di nascita. E trovo per esempio medievale che, quando è necessario affrontare ingenti spese per interventi chirurgici, la possibilità di rimborso passi dall’approvazione della giunta regionale: va contro la dignità delle persone.»
«Appare sempre più chiaro a livello nazionale e a quello regionale – ha continuato il candidato – che si continuano a tagliare i costi legati ai servizi sanitari e sociali per le fasce più deboli. Eppure, nelle casse della Regione ci sono circa tre miliardi di euro non spesi perché non c’è più un’amministrazione regionale efficiente e capace di spendere e in questi anni si è riaffermata l’importanza delle conoscenze, del clientelismo, della decisione caso per caso piuttosto che il rispetto dei diritti di tutti. Se la Regione riacquistasse capacità di spesa, le
risorse necessarie per rispondere a queste esigenze ci sarebbero perché anche le risorse del fondo sociale europeo per il periodo 2020-2027 non sono state ancora spese. E mancano tre anni alla fine del ciclo di
programmazione.»
Tirando le somme del proprio discorso, Renato Soru ha concluso: «Ci sono un sacco di diritti, come quelli di chi soffre di una malattia mentale o di chi vive in strada o di chi arriva da un paese lontano e non può trovare un lavoro regolare, un sacco di diritti che non hanno risposta. Credo che ci sia bisogno di una Regione che da un lato devolva capacità verso il basso e dall’altro, utilizzando bene le risorse che ha, valorizzi il ruolo della sussidiarietà orizzontale, delle associazioni e del terzo settore senza le quali i disagi sarebbero ancora più grandi e più dimenticati.»