Torno a Cagliari, lavoro per rigenerarmi, studiare, ricercare e armonizzare i conflitti che nutro con me stesso e proietto sugli altri, anche quei conflitti che ho avuto con la stessa Cagliari e con l’isola so bene che hanno origine in me: le mie problematiche di senso, nascono e crescono con la pubblica Alta Formazione Artistica, che Cagliari non ha mai conosciuto come pubblica, questo ha fatto di me un alieno, uno con ruolo (anche formativo) non codificato dalla comunità per quale lavorava, se non quella “artistica” in una terra dove l’unica forma di professionalizzazione in tal senso è sincronica a un’alfabetizzazione prima mass mediatica e social media integrata che la riduce a gossip e spettacolarizzazione imposta.
Questo ha determinato un divorzio, dalla ex moglie e da una politica regionale amministrativa con un’idea dell’arte e della cultura da cartolina social, sconnessa dalla comunità e dalla sua alfabetizzazione. Tra due settimane si voterà per le Regionali, prendo atto che tutto tace riguardo l’Alta Formazione Artistica Cagliaritana pubblica, anche per questo ho divorziato da Cagliari.
Quando torno nella mia città (Cagliari lo è come e quanto Napoli), vivo da turista (la giro, la studio, l’analizzo finalmente dall’esterno, e in un momento di forte ricerca spirituale interiore, tornerò sulla scena artistica, con l’intervento a Forio d’Ischia dal gallerista, amico e fratello, Salvatore Iacono, “La vera religione”, fondato su un testo di Sant’Agostino). Attraverso Cagliari dialogando con i morti, tentando d’armonizzare il dialogo tra protostoria cristiana e storia, attraverso simboli e segni, scendendo nel sottosuolo, dove tutto è sacro e sostiene ciò che s’eleva.
Nel circuito del Sistema Museale Mutseu ho visitato l’Area Archeologica, il Museo del tesoro di Sant’Eulalia e la cripta e l’area archeologica del Santo Sepolcro: quanta ricchezza e storia c’è a Cagliari e quanto è sconnessa da una comunità che non la traduce in ricerca verso il futuro mediata dall’alta Formazione Artistica, non comprendere quello che Cagliari potrebbe essere rende l’ignoranza mortale, che nella volta a botte del Sepolcro recita in latino “Nemeni parco” (non risparmio nessuno).
Nel Museo del Tesoro segnalo un “Ecce homo”seicentesco del pittore Bilevelt, padre Gesuita, un Cristo dipinto sul fronte-retro della tela, come fosse scultura plastica, frontalmente Gesù chiede “Se ho parlato male, dimostra il male che ho detto, ma se ho parlato bene perché mi percuoti?”, sul retro della tela Gesù ha la schiena ferita e sanguinante. Ho anche fatto un giro nel cimitero di Bonaria, che fascino che hanno le cappelle ottocentesche fatiscenti, perché abbandonare quei sepolcri? Perché non instaurare un dialogo dialettico con artisti contemporanei nel nome di quello che penso sia “la vera religione”, il linguaggio simbolico dell’arte? Dimenticavo, a Cagliari non c’è pubblica Alta Formazione Artistica, è anche molti dei monumenti funebri di Bonaria, arrivavano da fuori vista la mancanza di maestranze locali, tutto folk, tutto a disposizione del turista e del benestante residente che può permettersela, in fondo chi lo dice che l’arte potrebbe essere altro?
di Mimmo Di Caterino