“Si può dire tutto oggi? Sì, anzi, più grossa la dici, meglio è. Soprattutto i politici possono dire tutto. I comici ogni tanto subiscono qualche reprimenda”.
Parola di Luca Bizzarri, attore, comico, conduttore, scrittore, nel pieno della tournée teatrale del suo Non hanno un amico, spettacolo nato dall’omonimo podcast edito da Chora Media, che conduce da più di 380 episodi. Un’idea nata per la campagna elettorale del 2022, quando la riflessione, ascoltando o leggendo alcune dichiarazioni, non poteva che essere: “Non hanno un amico o gli avrebbe suggerito di non dire certe cose”. Un successo da cinquantamila ascolti giornalieri di media e un milione di streaming al mese, che un anno fa è approdato anche in teatro e sarà in tournée fino a dicembre. Prossime tappe, al Sociale di Mantova il 7 aprile e poi Alessandria, Oleggio (NO), Brescia, Venaria Reale (TO), Trento, Vigevano (PV), Sanremo (IM) e Pontedera (PI).
“All’inizio pensavo di portare in scena un mix di alcuni episodi del podcast”, racconta all’ANSA Bizzarri, che con Paolo Kessisoglu su La7 continua a firmare anche la copertina di DiMartedì per Giovanni Floris. “Invece – dice – alla fine mi sono ritrovato con un testo completamente nuovo (scritto insieme a Ugo Ripamonti), che parte dai temi del podcast come le nostre paure, il nostro essere soli, la nostra mitomania, il nostro vittimismo, per arrivare all’attualità”. Con tutta la sagacia della sua satira, in un’ora di racconto Bizzarri ci porta a ridere di noi stessi, come di fronte a uno specchio che all’inizio pare deformante, ma che in realtà, a guardarlo bene, restituisce quell’immagine di noi che rifiutiamo di vedere.
“Le storie inevitabilmente si aggiornano. Un anno fa – spiega – non c’erano Vannacci né Giambruno o quelli che si sono sparati a Capodanno. Ma in generale è la politica che è molto cambiata.
Guardo indietro: dieci anni fa, ad esempio, c’era ancora ‘lui’ e ‘lui’ occupava un po’ tutti gli spazi. Oggi è un po’ la ricreazione, il momento delle elementari in cui tutti fanno baccano, litigano. C’è una politica molto adolescente, poco matura e seria. Ma è la società a essere così, la politica ne è solo lo specchio. Eravamo adolescenti e volevamo assomigliare agli adulti. Ora che siamo adulti vorremmo assomigliare gli adolescenti: c’è lo sbruffone, quello che la spara grossa, chi cerca di farsi notare. La Meloni che fa le faccette. Tutti a giustificare la propria esistenza, in maniera a volte anche un po’ ridicola”.
E le foto della premier che nasconde la testa nella giacca che hanno fatto il giro del mondo? “Un giorno o l’altro dovremmo fare i conti con il fatto che pensiamo di avere un’importanza che non abbiamo – risponde Bizzarri – Siamo un bel posto dove la gente va in vacanza, dove si mangia bene, ma dal punto di vista geopolitico non contiamo nulla. Non per colpa di questo governo, ma nostra. D’altronde oggi c’è una totale mancanza di autorevolezza in tutta la politica nel mondo. Non è autorevole Trump, ma neanche Biden né Putin”.
E tra i nostri politici, oggi chi è più di ispirazione per il comico Bizzarri? “Un po’ tutti – sorride lui – Nello spettacolo non nomino Salvini: è uno spettacolo ‘de-salvinizzato’, perché mi sembrava troppo facile. Per il resto da destra a sinistra fanno un po’ a gara. E questo è preoccupante”. Qualcuno si è mai offeso? “Ogni tanto qualcuno chiama, o per qualche puntualizzazione o per dirti che ha riso. Però intanto chiama.
Io – conclude – preferisco quelli che non chiamano e quelli che non partecipano al divertimento. Politica e satira devono correre su due strade parallele che non si incontrano mai. Tutte le volte che capita, anche bonariamente, c’è sempre un danno per entrambe”.