Benzina a 2,5 euro al servito in molti distributori del Belpaese, in autostrada ma anche in città, con le accise che pesano poco meno della metà, quelle accise che la premier Giorgia Meloni promise di abolire e che sono ancora tutte lì.
In vista dei ponti di primavera, quando milioni di italiani si metteranno in viaggio per trascorrere qualche giorno fuori casa, i consumatori tornano a far sentire la propria voce contro il caro-benzina.
Non è un mistero che i prezzi dei carburanti siano saliti sensibilmente nell’ultimo periodo, attestandosi, in base alle ultime rilevazioni di Qe, a 1,915 euro/litro la benzina e 1,812 euro/litro il gasolio al self, 2,053 euro/litro la verde e 1,953 euro/litro il gasolio al servito. E’ il Codacons a lanciare l’allarme sugli effetti del caro-benzina sui ponti di primavera, rilevando prezzi sopra i 2,5 euro al litro al servito sia in autostrada sia sulle rete urbana.
Una vera e propria mappa nazionale del caro-benzina quella realizzata dall’associazione, secondo cui “alla data di venerdì 12 aprile il prezzo più alto è stato praticato sulla A21 Piacenza-Brescia, dove un litro di verde in modalità servito era pari a 2,549 euro. Sempre sulla A21, ma in provincia di Alessandria, le benzina ha raggiunto nella stessa data 2,499 euro al litro. Sulla rete urbana, invece, i prezzi più alti sono praticati nella provincia di Benevento, dove due distributori hanno superato quota 2,5 euro al litro, con listini rispettivamente di 2,572 e 2,550 euro/litro, e in provincia di Modena, 2,509 euro al litro. Da segnalare lo strano caso di un distributore in Via Lungolago Di Capolago a Varese, che il 12 aprile ha comunicato al Mimit un prezzo pari a 2,854 euro al litro per la benzina. Il ministero delle Imprese e del Made in Italy, però, osserva che come ci sono “alcune decine di distributori che praticano un prezzo più alto nel servito”, allo stesso tempo ce nel sono “diverse migliaia che, ad oggi, praticano un prezzo più basso della media nazionale”. Prezzo medio che, puntualizza il Mimit, è oggi pari a 1,805 euro per il gasolio e a 1,910 euro per la benzina, “in sostanziale stabilità rispetto a ieri”. Immediata la risposta con il Codacons, che replica: il Mimit “per correttezza dovrebbe anche specificare che vi sono centinaia di impianti che vendono oggi la verde in modalità servito a prezzi compresi tra 2,2 e 2,3 euro al litro”. “Il governo – chiosa il presidente Carlo Rienzi – farebbe bene e a non cercare scuse e a tagliare da subito le accise dei carburanti”.
Proprio in tema di tassazione sui carburanti, il Centro di formazione e ricerca sui consumi (Crc) rileva come oggi in Italia per ogni litro di benzina acquistato dagli automobilisti oltre 1 euro se ne va in tasse, pari al 56,4% del prezzo pagato alla pompa. “Analizzando il peso della tassazione, si scopre che in Italia Iva e accise pesano per il 56,4% sulla benzina e per il 52,4% sul gasolio, con una incidenza più elevata rispetto al resto d’Europa, dove il peso della pressione fiscale si ferma al 52,47% sulla verde e al 47,22% sul diesel – analizza il Crc – Questo significa che su ogni litro di benzina le tasse incidono per 0,945 euro nella media Ue, e per 1,071 euro in Italia; sul gasolio per 0,801 euro al litro in Ue, 0,941 euro al litro in Italia. Nel nostro paese, quindi, su ogni litro di carburante si pagano di tasse tra i 12 e i 14 centesimi di euro in più rispetto al resto d’Europa. Ai prezzi attuali lo Stato guadagna quasi 3,2 miliardi di euro al mese a titolo di tassazione sui carburanti: 990,6 milioni sulla benzina e quasi 2,2 miliardi di euro sul gasolio”. “Al crescere dei listini alla pompa le entrate statali aumentano, ma il governo farebbe bene a considerare anche gli effetti negativi indiretti: la maggiore spesa per i rifornimenti e le conseguenze del caro-benzina sui prezzi al dettaglio contraggono i consumi delle famiglie e fanno scendere la domanda, con danni ingenti per l’economia nazionale”, afferma il presidente del comitato scientifico Crc, Furio Truzzi.
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