Due impianti percutanei di valvole polmonari che hanno permesso alle due giovani pazienti di riacquistare il corretto funzionamento del muscolo cardiaco.
Sono stati realizzati per la prima volta a Sassari – e nell’isola – grazie alla stretta sinergia tra le strutture dell’Aou di Sassari, Cardiologia pediatrica e delle cardiopatie congenite, diretta da Maria Chiara Culeddu, Cardiologia clinica e interventistica ed Emodinamica, diretta da Gavino Casu, e alla collaborazione con la Cardiologia dei congeniti adulti dell’Irccs Policlinico San Donato di Milano, diretta da Massimo Chessa.
Hanno collaborato anche la Cardioanestesia diretta da Andrea Balata e lo standby chirurgico della Cardiochirurgia diretta da Michele Portoghese.
Le due giovani pazienti, di circa vent’anni fin dalla nascita sono sempre state seguite dalla struttura di Cardiologia pediatrica e delle cardiopatie congenite.
Le due ragazze, affette da cardiopatia congenita, nel primo anno di vita erano state già sottoposte a intervento chirurgico in una struttura fuori dall’isola. “La cardiopatia congenita, nelle forme della stenosi polmonare o della Tetralogia di Fallot – spiega Maria Chiara Culeddu – può portare alla necessità di un intervento chirurgico nel primo anno di vita. Possono svilupparsi, tuttavia, dei deterioramenti delle funzioni della valvola polmonare che, a distanza di anni, richiedono un intervento per il malfunzionamento del ventricolo destro”. E questo è il caso delle giovani pazienti, per le quali si è reso necessario impiantare una protesi valvolare polmonare per sostituire quella danneggiata. Gli interventi hanno avuto successo e le pazienti stanno bene.
L’impianto percutaneo della valvola polmonare è una tecnica sviluppata a partire dai primi anni del nuovo Millennio, come alternativa non chirurgica e meno invasiva, per il trattamento della disfunzione del tratto che mette in connessione il ventricolo destro con le arterie polmonari. “Abbiamo utilizzato una nuova tecnologia – afferma Gavino Casu – che si basa sul sistema del “self-expandable valve. Lo stent si auto espande ed è in grado di raggiungere diametri maggiori, rispetto a quanto consentito dal trattamento chirurgico, e ciò consente di trattare un più ampio numero di pazienti. Il tutto realizzato in sala di emodinamica, con un intervento mini invasivo, senza la necessità di un intervento a cuore aperto” “Questo – conclude Culeddu – rappresenta un passo avanti per l’offerta assistenziale della nostra azienda. Ha permesso alle giovani pazienti e ai loro familiari di restare sul territorio, vicino a casa, evitando un ricovero extra regione. Un vantaggio in termini psico-sociali ed economici”.