Il giornalismo professionale è un bene pubblico e come tale va difeso, anche economicamente. Il sindacato europeo dei giornalisti lo ha ribadito votando all’unanimità la mozione presentata dalla Federazione nazionale della Stampa Italiana nel corso del suo annual meeting.
Il sindacato unitario dei giornalisti italiani da sempre sostiene che «il giornalismo è professionale solo se è correttamente retribuito e inquadrato. Da anni, invece, nel nostro Paese il settore è piegato da un’altissima quota di precariato e di lavoro autonomo sottopagato. I giornalisti freelance, infatti, non arrivano a 10 mila euro lordi all’anno. Una notizia non può essere retribuita pochi euro, una fotografia o un video non possono essere gratis. Ne va della dignità dell’intera categoria, ma soprattutto della libertà di stampa».
Per la Fnsi, «il giornalismo di qualità è essenziale per la sopravvivenza delle democrazie liberali: più i giornalisti sono deboli e ricattabili, più l’informazione rischia di essere parziale e manipolabile. E per l’informazione primaria il rischio è doppio. Anche gli editori italiani dovrebbero avere a cuora la tenuta della qualità dei loro prodotti come elemento di difesa anche economica del settore, ma hanno scelto negli ultimi anni di fare un massiccio ricorso al precariato di fatto rendendo più fragili anche i loro bilanci. Una notizia approssimativa, non approfondita o non verificata non ha alcun valore economico. Lo hanno fatto, a volte, mettendo anche in atto anche comportamenti ai limiti della legge come quello di interrompere i contratti a tempo determinato prima della scadenza massima consentita per legge, per riprendere gli stessi giornalisti come collaboratori precari».
La Fnsi «si farà parte attiva in tutte le sedi, non ultima quella europea dove è in discussione la ‘Carta europea a sostegno del giornalismo di qualità’, per difendere l’informazione di qualità a partire dall’individuazione di nuove risorse e dai compensi di collaboratori e freelance».