Da mesi è all’ordine del giorno del dibattito politico la questione della amministrazione unitaria degli aeroporti sardi: si parla, in particolare, della fusione tra le società che gestiscono gli scali di Alghero e Olbia in un’entità unica, rappresentata, da più parti, come un potenziamento del sistema aeroportuale del nord della Sardegna. L’obiettivo di questa operazione, allo stato circoscritta agli atti formali in ambito societario, sarebbe quello condivisibile di valorizzare la complementarità tra gli aeroporti di “Fertilia Riviera del Corallo” e “Olbia Costa Smeralda”, puntando su una pianificazione integrata delle attività, dei servizi e degli investimenti.
Non si può negare, però, che questo tema, come l’intera politica dei trasporti in Sardegna, sia proposto ancora una volta in modo insufficiente, governato dall’autorità pubblica, Regione e Ministero, ancora peggio.
Il perché è davanti agli occhi di tutti. Gli aeroporti sardi, vere porte d’ingresso verso l’isola, pensati e realizzati tutti in ambito costiero, sono terminali di un sistema di trasporti interno devastato e, di fatto, inesistente.
La Sardegna è attraversata da una rete viaria nazionale fatiscente, si pensi alla 131, permanentemente interrotta e deviata per la presenza di lavori di adeguamento interminabili, che la condannano a essere una arteria ad alto rischio di incidenti e a bassa velocità di percorrenza. La Sassari-Olbia (SS 729), da decenni in fase di realizzazione, classificata come strada extraurbana principale – qualora sia completata sarà percorribile alla velocità massima di 110 km/h. Tutti gli interventi programmati sono fermi, nonostante opere per oltre un miliardo di euro siano sotto il commissariamento del Presidente Solinas, che tutto fa fuorché occuparsi degli interessi dei sardi. Il sistema viario provinciale è abbandonato, privo di sistematici interventi di manutenzione (le Province sono state mortificate da pseudo riforme e private degli strumenti e delle risorse necessarie) per lunghissimi tratti percorribile a 30 km orari perché le strade sono completamente sconnesse e insicure. Ferrovie inadeguate, per frequenze e velocità, inesistenti nelle zone interne, che hanno cancellato dalla geografia dei collegamenti Nuoro e le popolazioni dell’intera provincia.
Se si continuerà a considerare la questione dei collegamenti aerei e marittimi, da e per l’isola, fuori da un’idea complessiva di organizzazione moderna ed efficiente del sistema interno dei trasporti si perpetuerà la discriminazione intollerabile di intere comunità, di coloro che vivono nelle aree interne dell’isola o lontano dagli scali, e tanti sardi saranno ancora illegittimamente privati del diritto alla libera circolazione delle persone e delle merci in ambito europeo, riconosciuto dalla Costituzione e dai trattati UE.
Difficile pensare che l’amministrazione unitaria delle società di gestione, per quanto possa migliorare i livelli di efficienza delle stesse, sia in grado, fuori da una politica pubblica complessiva che affronti con l’ottica dei diritti della comunità sarda, di garantire sviluppo, potenziamento e organizzazione dell’intero sistema dei trasporti in Sardegna. La Regione ha il dovere di pretendere la verifica indipendente sui valori delle azioni, un balzo sull’efficienza dei servizi, un ruolo attivo sulla gestione trasparente e garanzie di accesso sostenibile ai servizi per persone e imprese. Questi sono punti ineludibili della nostra iniziativa politica, obiettivo prioritario del programma progressista e democratico per la Rinascita della Sardegna.