“L’unica vera strumentalizzazione in atto è quella che sta attuando il mondo delle imprese private nei confronti della transizione energetica, trasformando in un incubo un sogno di modernità ecologica, giusta, democratica, sostenibile”.
I comitati territoriali che lottano contro la speculazione energetica in Sardegna non ci stanno alle “parole sibilline” della presidente della Regione Alessandra Todde, che ha chiesto di “evitare strumentalizzazioni e di usare i comitati per coprire gli interessi di qualcuno”.
“Ci stupiamo – scrive in una nota il coordinamento regionale che riunisce i comitati -, che invece di entrare puntualmente nel merito dei nodi affrontati nel corso dell’incontro con i comitati, si esprimano giudizi su di essi, mettendone in dubbio l’autonomia di giudizio”.
“Noi vogliamo curare, da semplici cittadini, gli interessi generali, provando a tutelare i nostri beni comuni – spiegano i firmatari e portavoce, Marco Pau e Gigi Pisci -.
Siamo espressione dei territori che stanno assistendo sgomenti alla valanga di progetti che giungono incessanti: cosa avremmo dovuto fare per difenderci se non organizzarci e chiedere l’appoggio delle amministrazioni locali, delle forze politiche, della stampa isolana?”.
Per il coordinamento anti speculazione restano ancora in piedi tutti gli interrogativi posti alla governatrice, “nella massima apertura al dialogo costruttivo e trasparente”: in primis perché “si è supinamente accolto un minimo di produzione di 6,2 gw e non si è imposto un tetto massimo?”. E poi perché non si è percorsa la via di una moratoria nazionale, quale ruolo deve avere il metano e “che senso può avere un’anacronistica ed estesa metanizzazione”?. E ancora come si risponde “all’abnorme richiesta di connessioni, ad oggi 809, per una potenza complessiva di 57,67 GW” e infine chiarezza sull’eolico offshore.
In sostanza, secondo i comitati, “il decreto approvato in conferenza Stato Regioni impone una transizione né equa, né democratica, né giusta. Per questo chiediamo alla nostra Giunta un cambio di passo e una presa in carico globale della vertenza, aprendo, se necessario, uno scontro giuridico istituzionale con Roma. Se il fine è comune – concludono -, ovvero preservare e valorizzare questa Terra, non può esserci altra strada se non l’ascolto, il rispetto e la cooperazione con l’unico portatore di interesse: il popolo di Sardegna, di cui voi siete i rappresentanti”.