Nel 2022-2023 si stima che il 13,5% delle donne di 15-70 anni, che lavorano o hanno lavorato, abbia subito molestie sul lavoro a sfondo sessuale nel corso dell’intera vita (soprattutto le più giovani di 15-24 anni, 21,2%) e il 2,4% degli uomini di 15-70 anni. In particolare si tratta di sguardi offensivi, offese, proposte indecenti, fino ad atti più gravi come la molestia fisica. Limitatamente agli ultimi tre anni precedenti la rilevazione del 2022-2023, le quote si fermano al 4,2% per le donne e l’1% per gli uomini. Le molestie vengono subite anche al di fuori del mondo del lavoro: nello stesso periodo di riferimento, ne sono state vittime il 6,4% delle donne dai 14 ai 70 anni e il 2,7% gli uomini della stessa età. Poco più della metà di queste molestie avviene tramite l’uso della tecnologia (messaggi email, chat o social media).
L’indagine sulla sicurezza dei cittadini svolta dall’Istat nell’anno 2022-2023 rileva i dati di un modulo dedicato alle molestie a sfondo sessuale subite in ambito lavorativo e alle molestie non soltanto sessuali subite al di fuori di questo contesto. Il modulo è rivolto alle persone in età compresa tra i 14 e i 70 anni, intervistate sia telefonicamente sia di persona. Le molestie sono state rilevate anche nelle edizioni precedenti della stessa indagine, a partire dal 1997-1998, ma nella indagine 2022-2023, di cui si riportano i risultati, è stata posta una specifica attenzione alle molestie sul lavoro e alle molestie facilitate dalla tecnologia. Trattandosi in alcuni casi di dati numericamente esigui, si è scelto di riportare nel report solo i dati statisticamente significativi, in base all’errore campionario.
LE MOLESTIE SUL LAVORO COLPISCONO SOPRATTUTTO LE DONNE
Con la Legge n.4 del 15 gennaio 2021 l’Italia ha ratificato la Convenzione n.190 dell’International Labour Organization (ILO) sull’eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro. La Direttiva UE (2006/54/CE) (10) definisce le molestie sessuali come “qualsiasi forma di comportamento indesiderato, verbale, non verbale o fisico, di natura sessuale, avente lo scopo o l’effetto di violare la dignità di una persona, in particolare quando crea un ambiente intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo” (articolo 2, paragrafo 1, lettera d). La stessa Direttiva richiede il monitoraggio del fenomeno della violenza, con un’attenzione specifica alla vita lavorativa. In ottemperanza alla citata Legge 4/2021, l’Istat ha raccolto i dati inerenti le molestie sul lavoro con procedura armonizzata con Eurostat. Sono circa 2 milioni e 322mila le persone tra i 15 e i 70 anni che hanno subito una forma di molestia sul lavoro nel corso della vita, di cui l’81,6% donne (pari a circa 1 milione 895mila, il 13,5% del totale delle donne tra i 15 e i 70 anni). A queste si aggiungono le donne che hanno subito ricatti sessuali sul lavoro, pari a 298mila. Le donne tra i 15 e i 70 anni che hanno subito una qualche forma di molestia o un ricatto per ottenere un lavoro e/o avere un avanzamento di carriera costituiscono circa il 15% del totale delle donne tra i 15 e i 70 anni (circa 2 milioni 68mila donne), mentre gli uomini che hanno subito molestie sessuali nel mondo del lavoro (ad eccezione dei ricatti) sono il 2,4% (circa 427mila). Negli ultimi tre anni precedenti la rilevazione del 2022-2023, il 4,2% delle donne di 15-70 e l’1% degli uomini della stessa età ha subito molestie sul lavoro; negli ultimi dodici mesi i tassi sono pari rispettivamente a 2,1% e 0,5%.
A livello europeo la situazione è molto varia: si va dai valori più alti, pari ad oltre il 50% di donne che hanno subito molestie sul posto di lavoro nel corso della vita in Finlandia e in Slovacchia ai valori minimi di Lettonia (11,1%), Bulgaria, Portogallo (entrambi i Paesi 12%) e Polonia (13%), cui segue l’Italia. Sono vittime di molestie sul lavoro in particolare i giovani (sia donne sia uomini) entrati da poco nel mercato del lavoro: 12% tra i 15-24enni e 10,8% dei 25-34enni. Le molestie sul lavoro colpiscono prevalentemente le giovani donne, 21,2% nella fascia di età compresa tra i 15 e i 24 anni, contro il 4,8% dei coetanei uomini. Di poco inferiore è l’incidenza percentuale delle donne di età compresa tra i 25 e i 34 anni (18,9%, rispetto al 3,7% degli uomini). Nel corso della vita il 12,1% delle donne e l’1,8% degli uomini subiscono offese attraverso sguardi inappropriati e lascivi che mettono a disagio, la proposta di immagini o foto dal contenuto esplicitamente sessuale che offendono, umiliano o intimidiscono, scherzi osceni di natura sessuale o commenti offensivi sul corpo o sulla vita privata, in altri casi subiscono avances inappropriate, umilianti oppure offensive sui social, o ricevono email o messaggi sessualmente espliciti e inappropriati. Mentre il 5,9% delle donne e l’1% degli uomini ricevono proposte inappropriate di uscire insieme che offendono, umiliano intimidiscono o che si spingono a richieste di qualche attività sessuale, anche attraverso regali indesiderati di natura sessuale. Una percentuale pari al 2,6% delle donne e allo 0,2% degli uomini sono invece vittime di molestie di natura fisica. Queste ultime sono agite in particolar modo sulle fasce più giovani della popolazione raggiunta dall’indagine, con una prevalenza del 3,4% dei giovani tra i 15 e i 24 anni.
Confrontando i dati con riferimento al genere nei diversi periodi considerati, si osserva che, nel corso della vita, le donne sono state vittime di molestie 4,5 volte in più rispetto agli uomini. Questa differenza si riduce se si osservano i tre anni e i dodici mesi precedenti l’intervista (rispettivamente 3,4 e 3,3 volte in più). Il 14% delle donne di 15-70 anni ha subito offese e/o proposte nel corso della propria vita; questa percentuale aumenta lievemente tra chi dichiara di utilizzare internet per lavoro o scuola (15,1% rispetto al 12,6% di chi non lo usa). Il rischio di subire offese e proposte è più alto anche per chi usa internet nell’ordinare o comprare merci o servizi (16,2% contro 10,4%). Il rischio di subire una qualche forma di molestia online sul lavoro (3,8% per le donne e 1,0% per gli uomini) è più alto quando si usa internet per motivi di lavoro e/o studio sia per le donne (4,8%, rispetto al 2,5% che non lo usa per lavoro) sia per gli uomini (1,5%, contro lo 0,4%).
LE MOLESTIE SUL LAVORO: UNA QUESTIONE GENERAZIONALE E DI LIVELLO DI ISTRUZIONE
Subire molestie è un fenomeno che varia non solo a seconda del genere e dell’età, ma anche in base al titolo di studio. Sia le donne sia gli uomini con titolo di studio elevato nel corso della vita sono più esposti al rischio: il 14,8% delle donne di 15-70 anni di età, che sono in possesso di una laurea le subisce, contro il 12,3% di quelle che possiedono un titolo medio basso; per gli uomini le rispettive percentuali sono pari al 3,2% e il 2,2%. Se chi ha un titolo di studio elevato subisce soprattutto le offese, le proposte inappropriate e le molestie fisiche caratterizzano invece livelli di studio diversi. Le molestie subite dalle donne avvengono sia in contesti di lavoro privato (14,4%) sia pubblico (13,5%).
Osservando la posizione professionale delle vittime, per gli uomini prevalgono le posizioni apicali, dirigenti, imprenditori e liberi professionisti con il 4,4% e i lavoratori in proprio (3,4%), mentre tra le donne sono più a rischio le operaie (16,4%) e le impiegate e i quadri direttivi (15,0%).
Avere limitazioni (gravi e non gravi) pesa sull’essere vittima di molestie sessuali: per le donne 16,4% e per gli uomini il 3,8%. Il fenomeno delle molestie sul lavoro presenta differenze territoriali, più per le donne che per gli uomini. Per le prime, è minore il fenomeno nel Nord-est (9,7%) mentre livelli più elevati si riscontrano nel Nord-ovest (14,9%), seguito da Centro, Sud e Isole, che si attestano tutti intorno al 14%.
Osservando le regioni prevale il Piemonte (20,3%), seguito da Umbria (16,0%), Sicilia (15,8%), Campania (15,7%) e Lazio (15,1%). Simile andamento si registra anche nel caso degli uomini, ma con una più marcata presenza delle regioni del Centro (3,7% contro il valore medio del 2,4%), su cui pesa l’impatto del Lazio (5,3%).
LE DONNE VITTIME SOPRATTUTTO DI UOMINI MOLESTI
Oltre l’81% delle donne subisce molestie sul lavoro da parte di uomini e il 6,2% da donne, mentre nel caso degli uomini questa forbice è meno accentuata: questi ultimi sono vittime di altri uomini nel 42,5% e da parte delle donne nel 39,3%. Non rispondono però al quesito sull’identità dell’autore il 14% delle donne e il 25,9% degli uomini. L’autore delle molestie sulle donne è per lo più un collega maschio (37,3%) o una persona con cui ci si relaziona nel corso della propria attività lavorativa, come un cliente, un paziente o uno studente (26,2%). Per le molestie subite dagli uomini sono le colleghe donne ad essere indicate come autrici nel 26,4% dei casi e i colleghi uomini nel 20,6%. I capi e i supervisori autori di molestie sono circa il 10% per le donne e il 4,2% per gli uomini. Tuttavia, mentre le prime sono vittimizzate quasi totalmente da capi maschi, i secondi lo sono in misura del tutto simile da uomini e donne. In un quinto circa dei casi, le vittime, sia maschi sia femmine, affermano che hanno subito più molestie dalla stessa persona.
Gli episodi di molestia non si configurano come casi isolati. Per le donne la ripetitività ha un’incidenza maggiore rispetto agli uomini. L’indagine misura questa dimensione attraverso un quesito relativo agli episodi verificatisi negli ultimi 12 mesi precedenti l’intervista. L’80% delle donne ha subito più volte le molestie in questo arco di tempo, rispetto al 60% degli uomini. Sia uomini sia donne denunciano di rado: tra le donne, solo il 2,3% ha contattato le forze dell’ordine e il 2,1% altre istituzioni ufficiali. Sul posto di lavoro le vittime donne si sono rivolte a consulenti nell’8% dei casi, direttamente al datore di lavoro o al loro superiore (14,9%) o si confidano con i colleghi di lavoro (16,3%). Anche gli uomini si rivolgono in prevalenza ai colleghi (14,8%), cui segue il datore di lavoro o il superiore (8,8%), nonché alla figura che ha la responsabilità di intervenire quando si verificano questi fatti (6,8%). Si tende maggiormente a riportare alla cerchia di amici, parenti e familiari (41,5% le donne e 31% gli uomini), mentre non ne ha parlato con nessuno il 24,8% delle donne e il 28,7% degli uomini.
Gli uomini tendono a considerare più lieve la gravità degli episodi subiti rispetto alle donne. Queste ultime attribuiscono gravità elevata (molto o abbastanza) nel 56,4% dei casi rispetto al 45,5% degli uomini. Quando si considerano gli episodi di molestie subite negli ultimi tre anni precedenti l’intervista, il 68,3% delle donne ha percepito molto o abbastanza grave l’evento subito, contro il 40,6% degli uomini. Nel caso di eventi molto e/o abbastanza gravi, sia donne sia uomini fanno maggiormente ricorso alle istituzioni preposte e alle forze dell’ordine, ma a farlo sono soprattutto gli uomini (26,7% gli uomini e 6,3% le donne).
MOLTI NON SAPREBBERO A CHI RIVOLGERSI NEL CASO SUBISSERO MOLESTIE SUL LAVORO
I cittadini dai 15 ai 70 anni che lavorano hanno segnalato la mancanza di punti di riferimento in casi di molestia sessuale sul lavoro. L’86,4% afferma che non c’è una persona a cui rivolgersi per denunciare o avere supporto nel caso subissero molestie. Il 69,7%, infatti, non saprebbe cosa fare. La risposta è prevalentemente negativa sia che si tratti di donne (il 64,8% di queste risponde negativamente) che di uomini (73,6% tra gli uomini). Il 93,6% dei lavoratori segnala che non si fanno corsi di formazione dedicati al problema delle molestie e sulle iniziative che le vittime possono seguire per riconoscere il fenomeno e farvi fronte.
Gli intervistati rispondono di essere a conoscenza di opportunità formative nel Nord-ovest, soprattutto tra le donne (7,3%), mentre nelle Isole il dato è molto inferiore (3,6% delle donne e il 3,3% degli uomini), segue il Sud (5,3% le donne e 4,8% gli uomini). Per gli uomini la percentuale più elevata è al Nord-est (6,9%). Per le donne i picchi più alti sono in Emilia Romagna (11,8%), Umbria (10%) e Toscana (9,8%). Vivere in centri con una popolazione compresa tra i 2mila e i 10mila abitanti implica una maggiore opportunità formativa per le donne (8,6%).
RICATTI SESSUALI SUL LAVORO IN CALO NEGLI ULTIMI TRE ANNI
Si stima che negli ultimi tre anni precedenti la rilevazione del 2022-2023 le donne tra i 15 e i 70 anni sottoposte a qualche tipo di ricatto sessuale per ottenere un lavoro o per mantenerlo o per ottenere progressioni nella loro carriera (i ricatti sessuali sono rilevati sono sulle donne) siano state circa 65mila, lo 0,5% delle donne che lavorano o hanno lavorato; fra le donne più giovani 2,9% in età 15-24 anni, 1,1% tra le 25-34enni. L’ampio impatto delle azioni di denuncia, come la campagna ‘metoo’ e la disponibilità di un sistema di protezione legislativo e istituzionale delle vittime ha inciso fortemente sulla riduzione del fenomeno, rispetto alla precedente rilevazione 2015-2016, quando erano pari all’1,1% nei ultimi tre anni precedenti la rilevazione. Va considerato che il periodo di riferimento della rilevazione 2022-2023 (corrispondente agli anni 2020-2023) include la pandemia e il conseguente lockdown, periodo in cui le occasioni di lavoro in presenza si sono fortemente ridotte. Nella quasi totalità dei casi, l’autore del ricatto sessuale sulle donne è un uomo (96%). Ciò avviene sia per essere assunte, sia per mantenere/progredire nel proprio lavoro. I ricatti sessuali sono più frequenti nel Sud (1,2%). Nel 24,5% dei casi la vittima subisce più ricatti dalla stessa persona. Considerando tutti i tipi di ricatto sessuale sul lavoro ricevuti nel corso dei tre anni precedenti, quasi la metà avviene una o più volte.
Tra i ricatti subiti negli ultimi tre anni, il 32,8% delle intervistate ha dichiarato che il fenomeno ha avuto inizio uno/due anni prima dell’intervista; nel 31,2% dei casi i ricatti sono iniziati più di 10 anni fa, per il 24,3% cinque/dieci anni fa, nell’11,7% dei casi tre/quattro anni prima dell’intervista.
I ricatti sessuali per la maggior parte erano conclusi al momento dell’intervista, anche se il 20,6% di intervistati ha dichiarato di essere ancora sotto ricatto. Quasi la metà dei ricatti si ripete settimanalmente. Negli ultimi tre anni è risultato più frequente per una donna subire un ricatto sessuale per mantenere il suo posto di lavoro oppure ottenere avanzamenti di carriera o per essere assunta, se è una professionista che lavora nelle attività commerciali o nei servizi oppure se è un’impiegata. Per quanto concerne la gravità del ricatto, la maggior parte delle vittime che lo ha subito negli ultimi tre anni (86,8%) attribuisce un giudizio di gravità elevato (molto o abbastanza grave), poco più del 7,6% lo ritiene poco grave e il 5,6% afferma che si è trattato di un fatto per niente grave. La maggior parte delle donne non denuncia i ricatti subiti (87,7%). Un terzo delle donne che ha subito un ricatto non denuncia perché non considera grave il ricatto (33,5%) e una simile percentuale non lo fa perché ha paura di essere giudicata (33,8%). La vergogna e l’auto- colpevolizzazione (23,5%) rappresenta un altro motivo indicato dalle vittime per non denunciare. Infine la mancanza di fiducia nelle forze dell’ordine è indicata dal 16,7% delle intervistate come motivo della non denuncia. Nel 39,8% dei casi è stata fatta la scelta di non accettare il ricatto e rinunciare al lavoro. Il 12,6% delle donne che hanno subito ricatti negli ultimi tre anni è stata licenziata o messa in cassa integrazione o non è stata assunta, mentre nel 23,1% dei casi non vi è stato alcun esito.
SONO IL 6,4% LE DONNE E IL 2,7% GLI UOMINI CHE HANNO SUBITO MOLESTIE FUORI DAL LAVORO
Considerando gli ultimi tre anni precedenti l’indagine effettuata nel 2022-2023, sono un milione 311mila (il 6,4%) le donne tra i 14 e i 70 anni che hanno subito una qualche forma di molestia sessuale al di fuori dal lavoro; 743mila negli ultimi 12 mesi, il 3,6% delle donne. Sono 554mila (il 2,7%), invece, gli uomini tra i 14 e i 70 anni che negli ultimi tre anni hanno subito una qualche forma di molestia sessuale; 335mila (1,6%) se si fa riferimento agli ultimi 12 mesi. La forma di molestia subita più frequentemente dalle donne è la molestia verbale (3% negli ultimi tre anni), cioè quelle situazioni in cui la vittima viene importunata con parole che causano fastidio, riceve proposte inappropriate o indecenti di natura sessuale, oppure commenti offensivi sul proprio corpo che provocano imbarazzo o paura, che sono avvenute di persona. L’1,8% delle donne ha dichiarato di essere stata vittima di pedinamento, sia in auto sia a piedi, lo 0,7% ha subito atti di esibizionismo, mentre l’1,3% ha subito molestie a sfondo sessuale con contatto fisico, quando qualcuno ha cercato di toccarla, accarezzarla o baciarla contro la sua volontà.
Con lo sviluppo dei social e delle tecnologie, il rischio di essere vittima di molestie si è esteso alla dimensione virtuale. Oltre alle molestie fatte di persona, la tecnologia ha facilitato la diffusione di altre molestie e offese. I social (WhatsApp, Messenger e altri) sono canali dove si possono ricevere proposte inappropriate, foto o video a contenuto sessuale, o dove possono essere diffusi o pubblicati foto e video a sfondo sessuale senza consenso. Nei tre anni precedenti l’intervista, il 3,1% delle donne ha subito almeno una molestia di persona, l’1,7% tramite strumenti di messaggistica, caratterizzate da una relazione a due, una vittima e un autore, e l’1,9% attraverso piattaforme social (in questo caso, invece, la vittima è di fronte ad un pubblico indefinito e molteplice). Per gli uomini, la percentuale delle molestie avvenute sui social è leggermente inferiore (1,2%) rispetto a quella delle donne, ma rimane la forma più comune tra le vittime maschili, poiché le molestie di persona e tramite strumenti di messaggistica sono meno frequenti (0,8% e 0,7%, rispettivamente).
Più specificatamente, sempre negli ultimi tre anni al di fuori del lavoro, l’1,6% delle donne tra i 14 e i 70 anni ha ricevuto proposte inappropriate di natura sessuale o commenti osceni in forma privata, attraverso il telefono, sms, WhatsApp, Messenger, ecc.; un altro 1,3% ha subito proposte inappropriate o commenti osceni o maligni sui social network, circa all’1% delle donne sono state mostrate foto o immagini dal contenuto sessuale o materiale pornografici. Altri reati legati alla tecnologia sono la pubblicazione online dei dati personali (o dei propri familiari), ad esempio i documenti o l’indirizzo dell’abitazione (subita dallo 0,2% delle donne negli ultimi tre anni) e il furto delle credenziali sui social network allo scopo di sostituirsi, per scrivere messaggi imbarazzanti, minacciosi, offensivi su altre persone (0,2%). La Legge del 19 luglio 2019, numero 69, denominata ‘Codice Rosso’, ha inserito il cosiddetto revenge porn, ovvero l’articolo 612-ter, relativo alla diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti.
Dalla rilevazione 2022-2023, si stima che lo 0,1% delle donne tra i 14 e i 70 anni ne sia stato vittima e che lo 0,1% sia stata ricattata in quanto minacciata di diffondere, pubblicare o mostrare foto o video sessualmente espliciti che la riguardavano in cambio di denaro o di un rapporto sessuale (noto come sextortion). Anche per gli uomini sono più diffuse le molestie verbali (0,7%), i pedinamenti in auto o a piedi (0,5%), le proposte inappropriate di natura sessuale o commenti osceni attraverso telefono, sms, WhatsApp, Messenger (0,6%). Il revenge porn o la sua minaccia raggiungono per gli uomini lo 0,3%. Come per le donne è minima la percentuale di uomini a cui sono state rubate le credenziali o di cui sono stati pubblicati online i propri dati personali.
Dai dati emerge, inoltre, che una donna su due subisce più di una forma di molestia. Alcuni tipi di molestie si ripetono con maggiore frequenza: considerando gli ultimi 12 mesi precedenti l’intervista, le donne vittime di molestie, hanno subito più volte proposte inappropriate oppure oscene, ricevute per telefono o per messaggio (62,2% da due a cinque volte), seguite dalle molestie sui social network (53,9%) e quelle verbali (49,7%). Anche la minaccia o la diffusione di dati personali o immagini senza il consenso capitano con più frequenza più volte.
CHI USA INTERNET PER LAVORO O STUDIO HA SUBITO PIÙ MOLESTIE ON LINE
Considerando le persone che usano internet, emerge che l’1,9% delle donne (circa 346mila) e lo 0,8% degli uomini (circa 141mila) hanno subito molestie tramite messaggistica e che il 2,1% delle donne (circa 390mila) e l’1,3% degli uomini (circa 230mila) hanno subito molestie sui social.
Ma questi tassi aumentano tra chi utilizza internet principalmente per attività lavorative o di studio negli ultimi tre anni: 3,1% per le donne che subiscono molestie sui social e 1,6% per gli uomini; laddove usare internet per il tempo libero e per incontrare persone espone di meno alle molestie sui social (rispettivamente il 2,4% e il 2,1% per le donne).
IL 20,2% DELLE RAGAZZE E IL 7,1% DEI RAGAZZI HA SUBITO MOLESTIE FUORI DAL LAVORO
Sia per i maschi sia per le femmine, i tassi diminuiscono all’aumentare dell’età. Nei tre anni precedenti l’intervista, il 20,2% delle ragazze di 14-24 anni e il 7,1% dei ragazzi della stessa età hanno subito molestie. Tassi più elevati si registrano anche tra i 25-34enni, ma in questo caso con tassi già dimezzati per le donne (10%) e poco di meno per gli uomini (4,1%). Avere un livello di istruzione medio-alto (diploma di scuola superiore o una laurea) espone di più le donne al rischio di subire molestie (7,9% per le donne di 14-70 anni negli ultimi tre anni), tranne per quelle veicolate dai social network. Con riferimento alla distribuzione territoriale, si stima una maggiore incidenza di donne vittime al Nord-ovest (8,3% negli ultimi tre anni) e al Centro Italia (6,7%); il Sud e le Isole si posizionano sempre su valori inferiori a quelli medi, rispettivamente con il 4,9% e il 5,4%. Tutti i tipi di molestie, inoltre, presentano valori superiori a quelli medi nei centri delle aree metropolitane (12,2%); in particolare il pedinamento (3,6%) e le molestie fisiche (2,7%). Per gli uomini l’andamento territoriale è piuttosto uniforme anche se, come per le donne, la maggiore incidenza di molestie si registra nei centri delle grandi aree metropolitane (6,4%).
LA MAGGIOR PARTE DEGLI AUTORI SONO UOMINI
Il 91% delle donne vittime riferisce di essere stata molestata fuori dal lavoro da un uomo, mentre questa percentuale scende al 59% per le vittime di sesso maschile. Al contrario il 12,5% delle donne ha subito molestie da altre donne, percentuale che arriva al 36,2% per gli uomini. Gli uomini segnalano più frequentemente di non essere stati in grado di identificare il sesso del molestatore: questo è avvenuto negli ultimi tre anni nel 23,5% dei casi per le vittime maschili e nel 6% dei casi per le vittime femminili.
Le donne dichiarano di essere state vittime solo di uomini in caso di molestie fisiche, pedinamento, esibizionismo, molestie verbali e proposte inappropriate di natura sessuale via telefono, WhatsApp, Messenger o sms, per una quota che varia tra il 90 e il 98%. Oltre il 55% degli uomini sono stati vittimizzati da donne nel caso abbiano subito molestie fisiche a sfondo sessuale, percentuali che sono più elevate nel caso di diffusione e pubblicazione senza consenso di foto/video sessualmente espliciti. Alcune persone sono state molestate sia da uomini sia da donne. Questo avviene principalmente nei casi di molestie sui social network.
MOLESTIE FUORI DAL LAVORO: PIÙ GRAVI PER LE DONNE RISPETTO AGLI UOMINI
La percezione della gravità delle molestie subite negli ultimi tre anni è diversa per le donne e per gli uomini e varia a seconda del tipo di reato: tra il 70% e l’80% delle donne vittime ritiene molto o abbastanza grave il pedinamento, le molestie verbali, le proposte inappropriate tramite telefono,
email, sms, WhatsApp o Messenger da una sola persona e quelle ricevute attraverso i social network. Questa percentuale aumenta all’85-90% nei casi di esibizionismo e ricatti per la diffusione di foto sessualmente esplicite. Per gli uomini, la percezione della gravità è diversa e molti meno di essi considerano le molestie subite come molto o abbastanza gravi. Tra il 30% e il 40% degli uomini ritiene grave la molestia subita nei casi di esibizionismo, proposte inappropriate da una persona, via WhatsApp, sms o Messenger, nonché quelle che avvengono sui social che riguardano più persone coinvolgendo un network e ricatti per la diffusione, pubblicazione di foto o video sessualmente espliciti. Valori più alti, oltre l’80%, si osservano solo per i reati di pedinamento e diffusione, pubblicazione senza consenso di foto o video sessualmente espliciti e furto di credenziali sui social network.
L’impatto delle molestie sulla vita delle persone è riscontrabile anche attraverso un’altra informazione: il 4,1% delle donne dai 14 ai 70 anni, nei 12 mesi precedenti l’intervista, ha evitato spesso, e il 3,8% qualche volta, di pubblicare, postare foto o video su internet per paura di subire minacce o molestie. Per gli uomini della stessa età le rispettive percentuali sono pari al 3,6% e 2,4%. Ma queste percentuali raddoppiano per coloro che hanno subito le molestie negli ultimi tre anni: infatti, le donne che hanno timore a postare o pubblicare e che hanno subito molestie sono il 23,9% contro il 6,8% delle non vittime; analogamente per gli uomini le percentuali sono rispettivamente il 20,2% e il 5,6%.
POCHE LE DENUNCE DI MOLESTIE SESSUALI FUORI DAL LAVORO IN CUI C’È STATO UN CONTATTO FISICO
Negli ultimi tre anni precedenti l’intervista, 275mila donne tra i 14 e i 70 anni hanno dichiarato di aver subito molestie sessuali con contatto fisico, rispetto a 41mila uomini. Le molestie con contatto fisico, ovvero situazioni in cui una persona è stata avvicinata, toccata o baciata contro la sua volontà, sono per lo più perpetrate da estranei o da conoscenti. Il 69,3% delle donne tra i 14 e i 70 anni vittime di molestie sessuali con contatto riferisce che il molestatore era un estraneo e nel 20,9% dei casi una persona conosciuta solo di vista. Comportamenti simili sono riportati dagli uomini, con il 55% molestato da estranei e il 30,1% da conoscenti. Le donne hanno subito molestie fisiche soprattutto in luoghi come discoteche, pub, bar, cinema o ristoranti (29,1%), sui mezzi di trasporto pubblici (29,6%) e per strada (12,6%). Per gli uomini, invece, le molestie fisiche si verificano più spesso in locali pubblici come pub, discoteche e bar, con una frequenza del 60,5%. Facendo riferimento alle sole molestie fisiche, l’81,9% delle donne le ritiene molto o abbastanza gravi.
La situazione è diversa per gli uomini: pochi considerano le molestie subite come molto gravi, mentre una percentuale maggiore le ritiene poco (36,2%) o per nulla gravi (48,1%). Il 94% delle donne che ha subito molestie fisiche negli ultimi tre anni ha dichiarato di non aver denunciato l’accaduto. Questo valore è leggermente inferiore per gli uomini, con l’87% che afferma di non aver presentato denuncia.
IN CALO QUASI TUTTI I TIPI DELLE MOLESTIE
Considerando soltanto le donne tra i 14 e i 59 anni (cioè lo stesso gruppo di donne intervistate anche negli anni passati) che hanno subito le molestie a sfondo sessuale è possibile esaminare i dati in serie storica a partire dalla prima indagine sulla sicurezza dei cittadini condotta nel 1997-1998. I tassi di vittimizzazione sono fortemente diminuiti negli anni e in alcuni casi sono scarsamente confrontabili, per via dei cambiamenti apportati ai quesiti e alla struttura del questionario stesso in virtù del cambiamento dei fenomeni rilevati. Inoltre, il periodo pandemico ha alterato anche alcuni aspetti del vivere quotidiano che necessariamente si riversa nei dati e nella loro lettura.
Le telefonate oscene ne sono un esempio: si erano dimezzate tra i tre anni precedenti l’intervista del 1997-1998 (18,5%) e del 2002 (9,4%) per diminuire progressivamente fino ad arrivare a raggiungere il valore del 2,3% nel 2022-2023. Nel 2002, inoltre, il quesito fu modificato affiancando alle telefonate oscene i messaggi telefonici, nel 2008-2009 i messaggi via email e, nel 2022-2023, quelli tramite WhatsApp e Messenger o Telegram. Andamento analogo si riscontra per il reato di esibizionismo che passa da un valore del 4,2% del 1997-1998 allo 0,8% nel 2022-2023. Le molestie verbali, introdotte nel 2008-2009, fino all’edizione del 2014 sono rimaste relativamente stabili, ma nel 2022-2023 hanno avuto un calo significativo.
Questi cambiamenti possono essere attribuiti a diversi fattori, come l’aumento delle campagne di sensibilizzazione e la crescita di una cultura nuova che facilita l’emersione delle molestie, lo sviluppo di una consapevolezza pubblica e la conseguente diminuzione del fenomeno e di una sua diversa percezione. Il dato relativo alle vittime di molestie fisiche e quello delle telefonate/messaggi osceni e offensivi, dopo aver registrato nel 2015-2016 un decremento rispetto ai dati dell’indagine condotta nel 2008- 2009, risulta stabile nel 2022-2023 con valori rispettivamente del 2,4% e del 2,3%.
Rimane stabile all’1,4% il tasso di vittimizzazione per le donne costrette a vedere immagini sessuali o materiali pornografico, reato introdotto nella precedente edizione dell’indagine, fonte della notziai è l’agenzia DIRE all’indirizzo www.dire.it.