M’intrigano, e seguo con interesse, giovani artisti che lavorano sulla coscienza del tempo che, alterano e allargano la percezione, utilizzando simboli come fossero strumenti di misurazione del tempo. L’interesse che nutro verso certe ricerche muove chiaramente dalla mia, attraverso la conoscenza e l’utilizzo del simbolo fuori dal tempo, evitare di subirlo divenendone schiavo.
I simboli veicolano significati che, nutrono la nostra coscienza, insidiandosi dove il tempo non esiste, negano saggi critici prezzolati che veicolano capitalizzazioni e ricapitalizzazioni artistiche, conoscendoli si evita di farseli imporre con contenuti di senso che non gli appartengono (pensate a come si è utilizzata impropriamente la svastica o a come si stigmatizza il serpente nella nostra cultura di massa ignorante che, presume di sapere). Il simbolo non è mai relativistico, scrive il passato, il presente e il futuro, segna il tempo rivelandoci come il nostro universo non sia locale, tutto è in un unico luogo dell’umano.
Un simbolo cardine della storia dell’umano su questo pianeta è la croce, nodo di sintesi del caos entropico che regola il nostro equilibrio ed armonia, croce non è solo cristianesimo, è anche farmacia, croce rossa, culture pagane protostoriche e tanto altro, nel nome di questo, Caterina Incani, artista al suo primo anno d’Alta Formazione Artistica a Firenze, decide di collocare una croce in uno spazio antistante una farmacia, per rivelarne, con simboli che la muovono e alimentano in quanto nodo energetico, la forza e l’essenza spirituale, trasversale rispetto a chiusi e dogmatici integralismi di significato. Vero è che la Farmacia, in particolare modo nel periodo pandemico, è divenuta un luogo di culto, ci sono stati momenti della nostra storia dove si chiedeva la grazia al tampone, da sempre con impegnativa e prescrizione medica, ci si reca dal farmacista a chiedere, come se l’impegnativa fosse un ex voto, la grazia alla ricerca scientifica.
La croce con serpenti e caduceo, è di fatto un simbolo di richiesta di grazia tecnica, hai problemi erettivi? Nessun problema, prescrizione ex voto e c’è la pillola per te. Quello di Caterina Incani, è un modo altro per riconsegnare la street art alla riflessione critica verso ciò che subiamo, dopo la deriva di questo scorcio di millennio che, l’ha ridotta ad acritico strumento di propaganda, dimenticavo, artisti come Caterina avrebbero oggi potuto rilanciare, rinnovare e ridefinire la scena artistica Cagliaritana, ma come ben sappiamo, Cagliari una pubblica alta formazione artistica non l’ha mai avuta, così come una costruttiva dialettica di senso, sarà una questione di costanza resistenziale, ma per capire in che direzione si muove la vera avanguardia generazionale dell’arte Cagliaritana, si fa prima ad andare a Firenze.
di Mimmo Di Caterino