L’estate sarda è attraversata dall’ondata di calore e non mancano le ondate di eventi, concerti, festival in piazze e piazzette. Non manca, come ogni anno, l’ondata di soldi pubblici destinati alle grandi e consolidate organizzazioni che si sono impegnate a mettere su le line up che ospitano per lo più stars d’oltremare.
Ci siamo occupati in queste pagine più volte della questione artistica indipendente e degli artisti e artiste sardi che risiedono e producono nell’isola arte, musica e progetti, spesso senza nessun contributo pubblico. Gli artisti sardi originali, quelli che hanno deciso di resistere e restare, continuano a trovare pochi spazi, poche occasioni di portare nei palchi i loro progetti.
Abbiamo evidenziato, negli articoli pubblicati, quanto il pubblico sia ormai fluido ed eterodiretto verso il grande evento, quello generalista che mette in primo piano un certo intrattenimento che vede spesso grandi ospiti pagati profumatamente utilizzando anche soldi pubblici. Dobbiamo rimarcare ancora una volta che nessuno vuole una Sardegna isolata e che gli ospiti internazionali e italiani (sempre che siano di qualità) sono graditi, ma questi palchi dovrebbero essere occasione di scambio culturale e lavorativo con chi produce arte e musica nella nostra isola.
È una questione culturale, una questione di mercato musicale ma, non nascondiamolo, anche politica. Ora la nostra “Regione” sarda ha una nuova amministrazione guidata dalla Presidente Alessandra Todde e la città di Cagliari ha recentemente celebrato la vittoria del ritorno a primo cittadino di Massimo Zedda.
Le giunte sono finalmente operative e dovranno affrontare dei problemi che sono molto impegnativi, tra tutti la sanità, l’ambiente, il lavoro, il nostro isolamento logistico. La lista è molto lunga. Ma che ne facciamo dell’arte e della cultura prodotta dagli artisti e artiste sardi indipendenti? Dobbiamo continuare a relegare questi artisti a cartonati esotici su qualche palchetto, oppure dobbiamo ripensare al modo di organizzare eventi pubblici e distribuire meglio le opportunità? Dobbiamo continuare a perdere artisti che emigrano oltremare?
Il percorso, non facile, che porterà ad una “Mesa de is artistas sardus” è in atto e nel prossimo autunno inizierà a prendere forma questo progetto. Gli artisti sardi, sia quelli delle nuove generazioni che quelli che hanno rappresentato realtà storiche e solide nella musica di tutti i generi e nelle arti, dovranno dialogare con le istituzioni, studiare e proporre una legge sull’arte e la musica in Sardegna e sensibilizzare comitati e organizzazioni pubbliche e private affinché possa innescarsi un concreto processo virtuoso che porti più consapevolezza e più attenzione verso le nostre realtà artistiche residenti.
Il mondo dello spettacolo e dell’intrattenimento genera un indotto importante e, come sappiamo, gli eventi sono anche legati al sistema turismo (che in Sardegna non è ancora efficiente). Oltre che alla sensibilità di tutti gli artisti e artiste sardi affinché si uniscano, dobbiamo necessariamente far appello a tutte le istituzioni isolane che oggi amministrano regioni e comuni sardi.
Oggi abbiamo due donne che presiedono gli assessorati alla Cultura e allo Spettacolo della Regione Sarda e della città di Cagliari, due donne che certamente dovranno mettersi all’ascolto di questa istanza. Ilaria Portas, attuale Assessora alla Cultura della Regione Sarda, laureata in Economia, già Funzionaria della Regione Sardegna e Vicesindaca di Masainas, ha lavorato per il Consiglio Regionale ricoprendo il ruolo di Capo di Gabinetto dell’assessorato regionale della Pubblica Istruzione e Cultura (Pigliaru). Per il Comune di Cagliari l’assessorato alla Cultura è guidato dalla brillante giornalista e autrice Maria Francesca Chiappe. Queste figure istituzionali, così come quelle di tutte le città e paesi sardi, sono di estrema importanza per poter avviare un dialogo che possa attivare un percorso che metta in primo piano la pari dignità per gli artisti e artiste sardi.
L’appello poi andrebbe esteso anche a tutti i comitati spontanei che ogni anno raccolgono le adesioni popolari per la festa del paese, evento importante che deve poter vivere e crescere ma che sempre di più sta diventando una vera corsa all’artista “famoso” di turno oppure a spettacoli che devono rispondere alla necessità di “portare gente…”. I comitati delle feste, le pro loco devono poter conoscere le realtà artistiche indipendenti che vivono in Sardegna e devono elaborare un’offerta differente che tenga conto anche di chi nell’isola produce arte e musica e quindi dare la possibilità di espressione a questi nuovi progetti residenti.
Il progetto de “Sa Mesa de is Artistas Sardus” nascerà con un suo manifesto pubblico e diventerà una piattaforma condivisa, dove ogni artista che produce potrà dare il suo contributo attivo, potrà proporre soluzioni e soprattutto partecipare. Saranno poi attivate delle iniziative mediatiche che punteranno a sensibilizzare, diffondere questa istanza e ci sarà un coordinamento in tutte le macro regioni sarde. Se questo progetto avrà il sostegno di tutti, allora potrà davvero diventare un punto di riferimento importante.
Immaginate una Sardegna dove la musica, l’arte e la cultura locale non siano più un contorno esotico, ma il cuore pulsante dell’offerta culturale. Una Sardegna dove gli artisti non debbano più scegliere tra la loro terra e la loro arte. Questa visione non è un sogno irrealizzabile, ma un obiettivo concreto che richiede l’impegno di tutti: istituzioni, comitati, artisti e cittadini.
Il futuro della cultura sarda è nelle nostre mani. È il momento di alzare il sipario su una nuova era per l’arte e la musica della nostra isola. Perché la vera ricchezza della Sardegna non è solo nelle sue calette dal mare cristallino o nelle sue antiche tradizioni, ma nel talento e nella passione dei suoi artisti contemporanei. La missione è quindi quella di far risuonare questa voce, forte e chiara, dall’entroterra alle coste, dai piccoli paesi alle grandi città.
di Quilo Sa Razza