Mobilitare la società civile sarda per avviare una nuova fase costituente, rinegoziare con lo Stato le prerogative della Sardegna come regione speciale e riscrivere lo Statuto.
Lo chiedono una cinquantina tra sindaci, intellettuali e studiosi sardi che nelle settimane scorse hanno firmato un documento da sottoporre ai vertici di Consiglio regionale e Regione in cui lanciano l’allarme: “La nostra autonomia speciale è sotto attacco”, presentato in Consiglio regionale.
Tutto nasce dopo l’impugnativa del Governo nei confronti della legge regionale 5 in materia di “Misure urgenti per la salvaguardia del paesaggio e dei beni paesaggistici e ambientali”, la cosiddetta moratoria per sospendere per 18 mesi la realizzazione di impianti da energia rinnovabile sul territorio sardo.
Per i firmatari l’impugnazione, con la richiesta di sospensiva, senza precedenti nella storia, “è di una gravità e pericolosità inaudita. Se la Corte costituzionale dovesse accoglierla metterebbe la pietra tombale su quello che rimane della nostra Autonomia speciale. Il tentativo è quello di cancellare, una volta per tutte, le nostre prerogative statutarie in materia urbanistica, paesaggistica, ambientale”, sostengono.
Ma non solo rinnovabili, altro esempio di prerogative calpestate, secondo i firmatari, è anche il decreto sulle terre rare che non contempla le competenze della Sardegna sull’estrazione mineraria. Per Maria Laura Orrù, capogruppo di Avs in Consiglio regionale e sindaca di Elmas, tra le prime promotrici dell’iniziativa, “serve raccogliere a sistema tutte le forze civiche e soprattutto la politica perché abbiamo necessità di rinegoziare con lo Stato i poteri della Sardegna”.
Tra le proposte, avanzate dal sindaco di Quartu Graziano Milia e ribadite dall’ex assessore Massimo Dadea si può ripartire da una norma approvata nel 2006 sotto la giunta di Renato Soru che prevedeva l’istituzione di una consulta per la revisione dello Statuto.
Tra i firmatari del documento, sottoscritto al momento da 29 primi cittadini, tutti del campo largo, anche quelli di Cagliari, Massimo Zedda, di Sassari e Alghero, Giuseppe Mascia e Raimondo Cacciotto. “Serve un patto tra uguali, senza vincoli gerarchici, che assicuri alla Sardegna più poteri su tutte quelle materie dove più arrogante ed invadente è la presenza dello Stato: servitù militari, paesaggio, ambiente, energia, beni culturali, ruolo internazionale della Regione”.