Dalla guardia medica per una ricetta perché non c’è il pediatra, pochi posti letto, pochi infermieri e medici, una radioterapia che costringe i pazienti a percorrere 200 chilometri o addirittura a prendere l’aereo.
Sindacati, medici, infermieri, oss e persino specializzandi in camice sono andati a protestare davanti all’assessorato regionale della Sanità a Cagliari per chiedere maggiore rispetto per lavoratori, pazienti e salute.
Anche la Sardegna ha così aderito alla mobilitazione che ha coinvolto in tutta Italia 39 piazze in difesa del servizio sanitario nazionale.
Nel capoluogo dell’isola erano circa 300 e sono arrivati anche da Olbia e Sassari. Davanti all’ingresso dell’assessorato bandiere di Cgil, Uil, Nursind, Nursing up, Anaao Assomed, ma nella protesta rientrano anche Cimo-Fesmed, Aaroi-Emac, Fassid, Fials, Federazione Veterinari e Medici, Coordinamento area medica con l’adesione massiccia e la partecipazione anche di associazioni di pazienti e di cittadini.
“Assessore – è stato urlato al megafono – chiediamo alla Regione uno scatto di dignità”. Una protesta che porta in piazza anche i numeri: “Gli studi scientifici – spiega all’ANSA Fabrizio Anedda, coordinatore regionale Nursind – dicono che il rapporto giusto tra pazienti e infermieri è di uno a sei. In Sardegna siamo mediamente a uno su tredici. E a volte si arriva anche a uno su venti. È una situazione che non può che riflettersi sulle percentuali di mortalità”. Una sanità a macchia di leopardo.
Lo dicono anche i medici: “Ci sono territori – accusa Susanna Montaldo segretario regionale Anaao – dove non vuole andare a lavorare nessuno perché la Regione non prevede la mobilità preconcorsuale. Dal periodo del Covid sono spariti molti posti letto, ci sono carenze nelle medicine, ma non solo. Manca l’organizzazione”. “Gli ospedali sono allo sfascio – denuncia Diego Murracino della Nursing up – le professioni sanitarie non sono più attrattive”.
“La situazione della sanità pubblica in Sardegna è a livello di allarme rosso, su tutti i fronti – attacca Fausto Durante, segretario regionale della Cgil – liste d’attesa con tempi infiniti, ospedali e presidi sanitari sguarniti di mezzi e personale, interventi chirurgici programmati e rinviati quasi senza preavviso, piani di riorganizzazione annunciati e mai realizzati, utenti e pazienti privi di certezze e continuità nell’assistenza e nelle prestazioni: il diritto alla salute e all’accesso alle cure non è garantito. Siamo al fallimento della politica regionale sulla sanità e della gestione delle aziende sanitarie”.