Trovare una soluzione per restituire respiro economico ad un comparto da troppi anni vittima di incertezze lavorative ed organizzative, quello dei balneari.
Lo prevede una mozione presentata dai consiglieri regionali del gruppo Sardegna al centro 20 Venti Alberto Urpi, Stefano Tunis e Antonello Peru. Per i rappresentanti centristi, oltre alle conseguenze della direttiva Bolkestein con il governo impegnato ad aggirare le prescrizioni che impongono le gare europee dal 2025, l’ostacolo per la categoria in Sardegna è l’obbligo di smantellamento delle strutture per tutto il periodo che va da ottobre ad aprile.
“Si tratta di cercare di dare una risposta alla categoria dei balneari, costretti a chiudere, a smontare i loro chioschi con un grande carico dei costi, nel periodo che va da ottobre fino a aprile – spiega Urpi -. Parliamo tanto di allungare la stagione turistica, di destagionalizzazione, crediamo che questo obbligo, che deriva da una serie di norme regionali che originano nel 1989, deve essere superato”. Si riferisce alla legge regionale 45 del 1989, la norma che demanda alla Regione il rilascio delle autorizzazioni demaniali.
“Oggi i tempi sono cambiati – precisa il consigliere e sindaco di Sanluri – è cambiato il clima, è cambiata la Sardegna come destinazione turistica, c’è tanto cicloturismo, ci sono percorsi religiosi e nel 90% delle nostre spiagge oggi non c’è un servizio nei mesi da ottobre ad aprile, con una grande differenza tra gli ambiti urbani ed extra urbani”. La mozione chiede all giunta di impegnarsi perché i balneari possano ottenere il nulla osta paesaggistico, non solo per sei mesi ma per dodici, “evitando a questi imprenditori di smontare e rimontare i propri chioschi con una spesa inutile e non offrendo un servizio ai turisti e visitatori”.
“La norma è vecchia – ribadisce il consigliere Tunis – nel frattempo il mondo è cambiato, come sono cambiati il clima e i flussi turistici. Prevedere lo smontaggio dei chioschi, inoltre, non fa bene all’ambiente (utilizzo di mezzi pesanti in aree di grande pregio e produzione di rifiuti da smaltire) e determina un abbassamento della qualità dei servizi”.