Cinque generali, tutti ex capi di stato maggiore, affronteranno un processo per difendersi dall’accusa di disatro colposo legata all’inchiesta sugli effetti di anni di esercitazioni nel poligono militare di Teulada.
Lo ha deciso oggi il giudice delle udienze preliminari del Tribunale di Cagliari, Giuseppe Pintori, fissando l’apertura del dibattimento per il 25 gennaio 2024.
Disattese le richieste del pm Emunuele Secci che aveva sollecitato per tutti gli imputati il non luogo a procedere.
Il rinvio a giudizio riguarda i generali Giuseppe Valotto, 76 anni di Venezia; Claudio Graziano, di 69, di Torino, poi a capo del Comitato militare dell’Unione europea; Danilo Errico, anche lui 69enne residente a Torino; Domenico Rossi, 71 anni di Roma, e Sandro Santroni, di 72, di Ancona. Accolte le istanze delle parti civili di far celebrare un processo per stabilire le eventuali responsabilità del disastro.
Nel corso delle indagini la Procura aveva accertato lo stato di devastazione della Penisola Delta, un’area di tre chilometri quadrati dove, dal 2008 al 2016, furono sparati 860mila colpi di addestramento, con 11.875 missili, pari a 556 tonnellate di materiale bellico. Ma al termine dell’inchiesta il pm titolare del fascicolo aveva chiesto l’archiviazione, negata però dalla gip Alessandra Tedde che aveva invece ordinato l’imputazione coatta.
In sede di udienza preliminare, il pubblico ministero Secci, che per 7 anni ha indagato sulle morti nell’area della base militare e sull’inquinamento, aveva comunque ritenuto di non avere gli elementi per poter reggere un’accusa in giudizio, sollecitando il proscioglimento dei cinque generali: manca il nesso di causalità tra le esercitazioni e le morti per neoplasie, così come mancherebbero – sia in fatto che in diritto – gli elementi per sostenere un’ipotesi di disastro ambientale. Il gup ha deciso diversamente mandato tutti a processo.