I luoghi e i capolavori di Leonardo, visionarie immagini, invenzioni, intuizioni, studi tracciati in migliaia di pagine di appunti, che prendono vita o creano richiami attraverso la natura, l’arte, la storia, da più di 500 anni fa ad oggi.
il tutto con la guida dei suoi biografi, di storici, studiosi ed ammiratori famosi, da Guillermo del Toro al pittore Kerry James Mashall.
E’ lo straordinario ritratto dell’artista italiano firmato da Ken Burns (17 Emmy vinti in carriera e due nomination all’Oscar), Sarah Burns e David McMahon , con Leonardo da Vinci, il documentario in due capitoli realizzato per la Pbs (andrà in onda a novembre), già considerato il lavoro visivo più completo sul genio rinascimentale, che ha debuttato con il primo capitolo alla Festa del Cinema di Roma, in una proiezione evento introdotta dall’ambasciatore degli Stati Uniti in Italia Jack Markell.
“Leonardo si pone e ci pone delle domande fondamentali come ‘perché sono qui’, ‘qual è il mio scopo’, ‘dove andrò’, ‘cosa lascerò’. Sono quesiti che ci interrogano tutti come esseri umani. Lavorare su questo film ha risvegliato in me un desiderio di vedere e conoscere più cose, essere più curioso e indagatore” ha spiegato dopo la proiezione il regista, che in 50 anni di carriera ha firmato documentari fra gli altri, su Muhammad Ali, Benjamin Freanklin, Ernest Hemingway, i Central Park Five, Frank Lloyd Wright.
“Come succede sempre nella vita e nel cinema è nato tutto dal caos. Con lo storico Walter Isaacson, che è un mio grande amico, stavamo lavorando a una biografia di Benjamin Franklin. Lui è anche biografo di Leonardo e ha iniziato a dirmi che avrei dovuto realizzare un documentario pure su di lui. Io inizialmente gli ho detto no perché d’abitudine non lavoro su soggetti non americani, ma poi parlandone con Sarah e David ho capito che avremmo potuto farlo”. E’ stato “un processo molto lungo – aggiunge la documentarista Sarah Burns che insieme al marito David McMahon lavora a fianco del padre da 15 anni -. Abbiamo iniziato leggendo moltissimo. Da parte nostra era fondamentale cercare di capire come raccontare questa storia di oltre 500 anni fa, che ha oltretutto una lingua diversa dalla nostra”. Leonardo “non aveva diari, ma abbiamo più di 4000 pagine di appunti che raccolgono tutto quello che vedeva, osservava e andava a indagare. Li abbiamo usati come una stella polare che ci guidasse nello studio e nella messa in scena. Un viaggio personale nel quale volevamo mettere lo spettatore all’interno della mente di Leonardo”.