Il corteo del 5 ottobre, contro il ddl1660, era stato vietato dalla questura cagliaritana, la motivazione addotta ha del raccapricciante: per la Digos, polizia politica, c’era il rischio concreto che parlassimo di Palestina, e questo, per lo stato italiano, come ben sappiamo, non è tollerabile.
Non è tollerabile perché i complici del genocidio, che ormai si consuma da più di un anno davanti agli occhi attoniti del mondo, sono le stesse persone che, in Italia, si trovano ai vertici di governo.
Ci chiediamo quindi il ddl1660 è già in vigore? Perché a noi sembra proprio di sì, il disegno di legge liberticida, che istituisce il reato di terrorismo della parola, a Cagliari, lo scorso 5 ottobre, è stato pienamente applicato.
Tuttavia il corteo si è fatto ugualmente, è stato fatto perché, cara questura di Cagliari, la volontà di un popolo che scende in piazza compatto non la si può fermare, siamo di più di voi, siamo più determinatə, e dalla nostra abbiamo la ragione di chi non vuole essere succube di uno stato che persegue interessi ecoomici e di guerra a scapito della vita di decine di migliaia di vittime innocenti.
La nostra lotta non è finita il 5 ottobre, porteremo avanti il nostro dissenso impugnando le prescrizioni incostituzionali e repressive che la questura ci avrebbe voluto imporre.
Il nostro opporci a questi divieti assurdi e scellerati non rimarrà un atto dimostrativo, ma una battaglia che porteremo avanti con ogni mezzo possibile, contestando divieti che ledono libertà fondamentali e che si configurano come il preludio a un futuro sempre più fascista, sempre più repressivo. Come è stato evidenziato nel ricorso:
«Il provvedimento [il divieto imposto dalla questura] è quindi gravemente carente di motivazione, posto che non è dato comprendere il ragionamento logico-giuridico seguito dal Questore al fine di vietare il corteo. E’ altresì illogico, in quanto non si capisce quale relazione possa intercorrere tra il sostegno alla causa palestinese e la tutela dell’ordine pubblico. Pare peraltro opportuno segnalare che lo stesso Procuratore Capo del Tribunale Penale Internazionale ha ipotizzato l’esistenza di crimini di guerra da parte dello stato di Israele ed ha chiesto al Tribunale l’emissione di mandati di cattura per Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant. Non si comprende, pertanto, quali elementi di rischio possano derivare da chi sostiene esattamente ciò che è stato affermato dalla Procura del Tribunale Internazionale. Quanto sopra rende evidente l’ingiustizia e l’illogicità del provvedimento odiernamente impugnato, il quale è stato adottato senza alcuna istruttoria, visto che l’unico elemento di rischio sarebbe rappresentato dal sostegno alla causa palestinese, e senza dare indicazione di elementi chiari, precisi e concordanti tali da determinare l’ipotesi di un grave pericolo per l’ordine
pubblico. Sono altresì evidenti l’irragionevolezza del provvedimento e la totale mancanza di presupposti per l’adozione di esso. Ciò che è particolarmente grave è che esso è stato adottato in palese violazione degli artt. 17 e 21 Cost., limitando i diritti fondamentali della persona, tra cui la libera manifestazione del pensiero e la libertà di riunione. Ciò rappresenta un vulnus democratico, soprattutto in relazione alle motivazioni della protesta, particolarmente sentite dalla popolazione. Il provvedimento illegittimo e adottato ben oltre i poteri attribuiti dalla Costituzione ha determinato nei partecipanti alla manifestazione (svoltasi in data 5.10.2024) la volontà di effettuare comunque il corteo secondo il percorso comunicato.»
Andremo fino in fondo e continueremo a parlare di Palestina, di speculazione energetica, di basi militari, di transfemminismo, di cpr, di indipendentismo e antifascismo.
del Comitato A Foras – Contra a s’ocupatzione militare de sa Sardigna