Un autoritratto che emana fierezza, in cui l’artista diventa indulgente con i propri difetti e smette di accentuarli.
Finalmente decide di mostrarsi come un pittore affermato, con abiti alla moda, un cavalletto con un quadro e, accanto, la moto rossa, direttamente dalla sua collezione, “simbolo del successo raggiunto grazie alla pittura”. Comincia così, con un autoritratto degli anni 50 “che segna il riscatto”, la mostra ‘Antonio Ligabue’ al museo Revoltella di Trieste: con l’artista che lascia le vesti di pittore primitivo per indossare quelle di pittore espressionista, che sa commuovere e intenerire. Un uomo folle e unico, Antonio Ligabue, che attraverso le sue opere parla a tutti con immediatezza e genuinità. Un uomo e artista dalla vita travagliata, che fugge dall’inferno della realtà riscattandosi con la pittura. Un genio creativo che a Trieste si svela in una mostra antologica di oltre 60 opere, tra oli, disegni e sculture.
L’esposizione sarà visitabile dall’8 novembre fino al 18 febbraio. Il percorso a tappe si allontana dall’arcinoto Ligabue dello sceneggiato degli anni ’70 per avvicinarsi al Ligabue pittore espressionista e narrarne così l’evoluzione artistica scandita da tre diversi periodi: quello delle incertezze (1927-1939) – come spiega uno dei curatori, Francesco Negri – con colori tenui e i contorni non ben chiari; quello della luce, con opere “colme di materia” (1939-1952); e infine un terzo periodo, in cui la produzione è densa, curata nel dettaglio (1952-1962). “Opere che riescono a penetrare l’anima e a nutrire la fantasia”, sottolinea l’altra curatrice della mostra, Francesca Villanti. Tra le sale del museo Revoltella si possono così incrociare tutte le fasi dell’uomo pittore ma soprattutto le pennellate corpose che danno vita a paesaggi, galli, fiere e intensi autoritratti, “ognuno con uno stato d’animo e un tormento diverso: di fondo c’è la tristezza e la consapevolezza di non essere capito”, spiega Negri. Tra i capolavori esposti appaiono Carrozzella con cavalla e paesaggio svizzero, Autoritratto con sciarpa rossa, Ritratto di Marino, che trovano spazio lungo un percorso di vita firmato da chi si sente escluso dalla società. Ma alla fine, al di là dell’uomo Ligabue, si comincia a conoscere la grandezza del pittore, che supera il disadattamento personale dipingendo. Un artista che vive una solitudine senza appigli e che la scongiura solo attraverso la pittura.
La mostra è promossa e organizzata dal Comune di Trieste, con il supporto di Trieste Convention and visitors bureau e PromoTurismo Fvg; è prodotta da Arthemisia in collaborazione con Comune di Gualtieri e fondazione Museo Antonio Ligabue.