Almeno 18 giornalisti palestinesi sono stati uccisi a Gaza dal 7 ottobre – più di uno al giorno – in una grave violazione del diritto internazionale, ha dichiarato ActionAid – Palestina in un comunicato.
La vittima più recente è Rushdi Sarraj, un giovane fotoreporter palestinese ucciso domenica, quando la sua casa è stata bombardata.
“I giornalisti palestinesi hanno coraggiosamente documentato il bombardamento di Gaza nelle ultime due settimane, con grande rischio personale, in modo che il mondo potesse testimoniare la devastazione della popolazione civile. Poiché dal 7 ottobre non è stato permesso l’ingresso nel Paese ai giornalisti stranieri, la loro dedizione ha fornito una finestra vitale sulla crisi in corso”, si legge.
“Hanno continuato a lavorare nonostante si trovino ad affrontare le stesse minacce e difficoltà del resto dei 2,2 milioni di abitanti di Gaza, chiedendosi dove possano trovare sicurezza dai continui attacchi aerei, dove possano trovare cibo o acqua pulita da bere, incerti se loro e le loro famiglie sopravviveranno alla giornata”, ha dichiarato ActionAid.
Secondo il diritto umanitario internazionale, i giornalisti sono protetti – in quanto civili – da attacchi deliberati e diretti. ActionAid ha chiesto un cessate il fuoco immediato per proteggere loro e tutti i civili di Gaza.
Riham Jafari, coordinatore di Advocacy and Communications di ActionAid Palestina, ha dichiarato: “I giornalisti palestinesi a Gaza mettono a rischio la loro vita e continuano la loro copertura mediatica a Gaza, nonostante i continui attacchi aerei israeliani, la mancanza di protezione e sicurezza, le comunicazioni interrotte e i tagli all’elettricità. Facciamo appello alla comunità internazionale affinché intervenga immediatamente per indagare sugli attacchi ai giornalisti e alle proprietà dei media nella Striscia di Gaza ed in Cisgiordania. Attaccare i giornalisti è una violazione del diritto alla vita e alla libertà di espressione. I giornalisti a Gaza sono civili e devono essere protetti per continuare il loro lavoro senza interferenze, per consentire alle persone di tutto il mondo di conoscere e comprendere la realtà delle condizioni umanitarie e politiche nella Striscia di Gaza”.