Con una vista di circa un’ora ha preso il via oggi a Milano la perizia disposta dal Tribunale di Sorveglianza sullo stato di salute di Graziano Mesina, l’ex primula rossa del Supramonte ora 82enne, in carcere a Opera per espiare una condanna a 24 anni per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.
Questa mattina, nel centro clinico del penitenziario milanese dove l’anziano è detenuto, si sono recati i neurologi Stefano Zago, docente alla Statale di Milano, e Lorenzo Lorusso, direttore di reparto all’ospedale di Merate, i due esperti nominati una dozzina di giorni fa dai giudici in seguito a una nuova richiesta di scarcerazione sollecitata dalla difesa: le avvocate Beatrice Goddi e Maria Luisa Vernier, in base alle loro consulenze, ritengono che il loro assistito presenti “un decadimento neuro cognitivo e neuropsichiatrico, che potrebbe essere il principio di un problema di demenza senile”.
L’esito della perizia è atteso tra qualche mese e, se dovesse confermare il quadro clinico ipotizzato dalle due legali, Mesina potrebbe scontare la pena nella casa di Orgosolo (Nuoro) dei famigliari, i quali nei giorni scorsi hanno dato la disponibilità ad accoglierlo.
Nel marzo 2023 il Tribunale di Sorveglianza di Sassari aveva rigettato una prima istanza di detenzione domiciliare avanzata dalle due avvocatesse per le precarie condizioni di ‘Grazianeddu’, questo il suo soprannome, passato alla ribalta delle cronache come esponente del banditismo sardo del dopoguerra.
Nel 2004 uscì dal carcere di Voghera dopo aver ottenuto la grazia, ma nel 2013 fu di nuovo arrestato.