Riportare allo splendore le residenze patrizie con i loro caratteristici mosaici ritrovati nella campagna di scavi del 2023 nel sito archeologico di Turris Libisonis, a Porto Torres.
È il programma della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio di Sassari e Nuoro che, con il segretariato regionale del Ministero della cultura per la Sardegna, ha avviato i lavori di completamento per la valorizzazione dell’area archeologica.
L’intervento, per un importo di oltre 101mila euro, comprende il restauro dei mosaici ritrovati durante gli scavi del 2003, tra i quali i riquadri con la raffigurazione della fauna marina del golfo dell’Asinara; lo scavo del “fornetto” tardo antico ritrovato nel 2022, al fine di rendere completamente fruibile il grande ambiente a sud-ovest dell’edificio; la messa in sicurezza e il restauro della piccola vasca con seduta (semicupio) ritrovata nell’ultima campagna di scavo.
Tutto ciò rientra nel più ampio progetto “Area archeologica della colonia Iulia Turris Libisonis: scavo, restauro e valorizzazione ai fini turistico-culturali dell’impianto urbano e delle residenze patrizie” a cui è stato destinato un finanziamento ministeriale complessivo di 577.200 euro.
Ma gli interventi non si fermeranno qui: è in fase di progettazione un ulteriore lotto di lavori che consentirà di definire i margini dell’edificio e il suo rapporto con le vie che partono dal ponte sul Rio Mannu, di realizzare un percorso di visita in sicurezza, di individuare una soluzione per la copertura del complesso, necessaria per la protezione delle strutture e delle pregiate decorazioni pavimentali e parietali.
“I lavori attuali dureranno due mesi e il complesso – spiega l’archeologa Gabriella Gasperetti, responsabile di progetto – sarà protetto con coperture a contatto in attesa dell’ulteriore grande intervento, che consentirà di dare una veste e una visione adeguata di questa straordinaria domus di Turris Libisonis, adagiata sulle pendici del colle rivolte verso il fiume, in posizione scenografica per chi entrava in città da occidente e utilizzata fino alla prima età cristiana”.