La situazione è molto tesa nel campo di Ashraf 3 a Manz, dove sono ospitati circa 3 mila mujahidin iraniani, il movimento di opposizione al legittimo governo iraniano.
“Sfortunatamente, c’è stata resistenza all’interno del campo alle prestazioni della Polizia di Stato, che è scomoda per il quadro procedurale delle forze dell’ordine. Sulla base dei dati della polizia di stato, non ci sono state perdite di vite umane o feriti durante l’operazione. “Per qualsiasi richiesta di perdita di vite umane nella loro residenza ospedaliera sono in corso tutte le verifiche procedurali”, scrive il quotidiano albanese A2 Cnn.
Secondo il ministero dell’Interno, la decisione delle strutture giudiziarie di controllare il campo Mekè giustificata in quanto i mojahedin hanno violato l’accordo firmato nel 2014 con lo stato albanese.
La decisione della corte è una conseguenza di azioni che sono manifestamente contrarie all’accordo e agli impegni presi dal gruppo Mek dal 2014, quando si stabilirono in Albania solo per scopi umanitari. Purtroppo, questo gruppo non ha rispettato questi impegni violando l’accordo. L’intervento della Polizia di Stato è stato a norma di legge e nella corretta applicazione delle procedure che richiedono tali operazioni. Le azioni della Polizia di Stato per l’applicazione della legge sono svolte come in qualsiasi altra parte del territorio della Repubblica d’Albania”, conclude A2 Cnn.
In merita alla situazione in Albania, abbiamo contattato Daniel Kassraee, un giovane cittadino italiano di origini iraniane che ha prima vissuto in Albania, poi espulso e accusato di essere una spia iraniana e ora vive in Italia.
“Negli anni in Albania sono stato consulente investigativo e fixer per Mediaset e Rai, per poi lavorare con la televisione albanese Tv Klan, nello specifico nel programma d’inchiesta intitolato “STOP”. Dopo aver visionato un servizio condotto dalla giornalista Lindey Hilsum su Channel 4 riguardante i dissidenti iraniani in Albania, ho deciso di sfruttare l’opportunità offerta dai mezzi di comunicazione e ho proposto al mio direttore la realizzazione di un approfondimento accurato sulla storia dell’organizzazione nota come Mek”, ci afferma Kassraee.
“Il mio servizio ha portato alla luce, grazie ai vari testimoni intervistati da me, non solo segreti scomodi, ma anche innumerevoli attività illegali svolte dall’organizzazione in questione, con la connivenza di alcuni partiti politici albanesi. Pochi giorni dopo la messa in onda del servizio, l’organizzazione da me citata è stata identificata come complice nell’immigrazione illegale proveniente dal Medio Oriente verso l’Europa, avvenuta attraverso l’ingresso agevolato in Albania garantito da funzionari doganali corrotti al servizio dei politici albanesi. Dopo alcuni mesi, sono stato convocato presso l’ufficio immigrazione, dove mi è stato comunicato che sarei stato espulso dal paese in quanto dichiarato persona non grata dal ministro dell’Interno”, prosegue il giovane.
“Successivamente, sono stato condotto in una struttura governativa, dove sono stato trattenuto per cinque giorni e sottoposto a pestaggi e interrogatori da parte degli uomini dei servizi segreti albanesi. Tali azioni erano motivate dalla falsa accusa di essere una spia del governo di Teheran, un’accusa che è chiaramente priva di fondamento. É importante sottolineare che non sono mai stato arrestato e che gli organi competenti non mi hanno notificato alcun atto riguardante questa vicenda. Al termine del mio soggiorno presso la struttura, sono stato espulso dal paese e rimpatriato in Italia. All’arrivo a Roma, ho incontrato agenti della sicurezza interna ai quali ho raccontato gli eventi accaduti. Mi hanno rassicurato, informandomi che l’Ambasciata italiana a Tirana era a conoscenza delle mie attività svolte in Albania. Non esistono attualmente procedimenti legali in corso a mio carico in Italia e non ho precedenti penali di alcun genere”, conclude Kassraee.