Alla Biennale d’Arte 2026 arriva Koyo Kouoh

Camerunense ma cresciuta in Svizzera, la 57enne direttrice esecutiva dello Zeit Museum of Contemporary Art di Città del Capo, Koyo Kouoh, è la nuova curatrice della Biennale d’Arte di Venezia 2026.

“Con lei confermiamo di essere la casa del futuro” la accoglie il presidente della Biennale di Venezia, Pietrangelo Buttafuoco, dopo che il cda l’ha nominata direttrice del Settore Arti Visive, con lo specifico incarico di curare la 61/a Esposizione Internazionale d’Arte nel 2026. Attiva nel campo critico della comunità artistica in una prospettiva panafricana e internazionale, Kouoh vive e lavora tra Città del Capo, Dakar, e Basilea. Ha organizzato mostre significative come Body Talk: Feminism, Sexuality and the Body in the Works of Six African Women Artists, presentata per la prima volta a Wiels a Bruxelles nel 2015.

Ha curato Still (the) Barbarians, la 37a edizione di EVA International, la Biennale d’Irlanda a Limerick nel 2016 e ha partecipato alla 57a Carnegie International a Pittsburgh. Dal 2013 al 2017 ha ricoperto il ruolo di Curatrice del Programma Educativo e Artistico della 1-54 Contemporary African Art Fair a Londra e a New York, la prima e unica fiera internazionale d’arte dedicata all’arte contemporanea africana e alla sua diaspora. Durante il mandato allo Zeitz MOCAA, il suo lavoro curatoriale si è concentrato su mostre personali approfondite di artisti africani e di discendenza africana. In questo contesto, ha organizzato mostre con Otobong Nkanga, Johannes Phokela, Senzeni Marasela, Abdoulaye Konaté, Tracey Rose e Mary Evans. Ma è stata anche l’iniziatrice del progetto di ricerca Saving Bruce Lee: African and Arab Cinema in the Era of Soviet Cultural Diplomacy, co-curato con Rasha Salti presso il Garage Museum of Contemporary Art a Mosc e la Haus der Kulturen der Welt a Berlino (2015-2018).

La sua nomina “è la cognizione di un orizzonte ampio di visione. Il suo sguardo di curatrice, studiosa e protagonista nella scena pubblica incontra, infatti, le intelligenze più raffinate, giovani e dirompenti” commenta soddisfatto Buttafuoco. E lei è ben conscia di essere approdata in “questo luogo mitico” e si dice onorata di poter “seguire le orme degli illustri predecessori e creare una mostra che spero possa avere un significato per il mondo in cui viviamo attualmente e, cosa più importante, per il mondo che vogliamo costruire”. Perché, avverte, “gli artisti sono i visionari e gli scienziati sociali che ci permettono di riflettere e proiettare in modi che solo questa professione consente”.

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