Amaci: Studio Massimo Campagna

L'Opinione di Mimmo Di Caterino

Per la giornata del contemporaneo, del circuito Museale Amaci per il contemporaneo, il collezionista Michele Franzese ha reso fruibili delle sue ultime acquisizioni della mia ricerca, quelle dove inseguo una estetica della spiritualità in divenire in contrasto con la materialità che l’incarna nell’umano (che prende forma anche di reliquia e feticcio), ma non è questo quello di cui voglio parlarvi, in un’ottica di sostegno generazionale all’arte e alla cultura del mio territorio, sono andato alla presentazione dello studio dell’artista Massimo Campagna, che per l’occasione presentava anche delle opere di Claudia Del Giudice (fotografa dalla grande intensità cromatica, in grado di dipingere espressivamente con l’obiettivo), ho incontrato artisti che sono manifesto della mia generazione con tutte le sue specificità tra locale e globale, come Tonia Erbino e Maurizio Di Martino.

La bellezza di visuale prospettica dello studio di Massimo Campagna, con la luna in Acquario che baciava l’inaugurazione, ben accompagnava la progettualità dello spazio, Massimo conta d’aprirlo agli artisti per gli artisti, costruendo e costituendo un hub dialettico d’interazione, riflessione e stimolo reciproco, in un’ottica che elevi la ricerca di senso comune, nutrendo il suo studio, il suo lavoro e quello degli artisti che con lui dialogheranno, ma anche fare e alimentare una scuola generazionali d’artisti (quelli che muovevano la cultura Indy nelle arti visive negli anni novanta) dimenticati nel momento in cui sono maturati nel nome della piatta rivoluzione dei media integrati, che ne ha negato l’essenza nel nome del pattume dell’omologazione e dell’icona mediatica e il contenuto di massa imposta al pubblico.

Il dono più bello di cui ho potuto fruire è stato un lavoro storico di Massimo, una riproduzione di un ritratto del padre a quindici anni, riproduzione di una fotografia d’epoca, d’una intensità mnemonica e affettiva che simbolicamente incarna il sentire di ogni figlio che sa di dovere tributare la vita a chi con amore l’ha determinata, fuori da ogni spazio e tempo con ciclicità, contenuto che trova conferma simbolica in un giglio viola su un fondo arancio che ci conduce verso il territorio spirituale e raffinato dell’arte di Massimo, territorio da frequentare e che frequenterò, per equilibrare un senso di disagio generazionale non facile da sostenere in una topografia sociale che tende ad accantonare la maturazione artistica e culturale vitale perché non funzionale a un mercato che alimenta il vecchio fatto storia e il giovane da tritare e annientare, per l’osservazione, la riflessione e l’espressione, di chi si trova nella terra di mezzo tra memoria e negazione della medesima, pare non esserci spazio di conservazione, se non in luoghi come lo studio di Massimo Campagna, a questo servono eventi nazionale come la giornata contemporanea, a rimettere al centro della scena del sistema dell’arte lo studio dell’artista, per fare questo servono veri artisti che non siano solo frutto della fenomenologia del mercato e delle sue dinamiche.

di Mimmo Di Caterino

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