Arrivò a Cagliari in punta dei piedi nella stagione calcistica 1987/1988 acquistato dall’allora direttore sportivo Carmine Longo.
Aveva appena vinto il campionato nell’allora serie C1 con il Padova conquistando la promozione in Serie B.
A Cagliari rimase per due stagioni mettendo a segno complessivamente 22 reti, in 54 presenze. Il primo anno, allenatore Mario Tiddia, giocò 29 partite condite da 11 reti, la seconda stagione con Claudio Ranieri vide meno il campo con 25 gare giocate sempre con 11 reti, capocannoniere della squadra.
Era il classico bomber che garantiva un buon numero di realizzazioni e soprattutto giocava con e per la squadra.
Grintoso, generoso, determinato, amava svariare per tutto l’arco dell’attacco.
Romano, classe 1962, a 18 anni, dopo avere militato nelle giovanili della Fiorentina, nel 1980 passa al Piacenza in Serie C1. Dopo aver giocato appena 3 partite, in ottobre, scende in Serie C2 approdando alla Lucchese. Nell’estate del 1981 passa al Siena, sempre in Serie C2, con i bianconeri vince il campionato mettendo a segno 13 reti (di cui 7 su rigore) laureandosi capocannoniere della squadra.
Nella stagione successiva si riconferma mettendo a segno altre 10 reti e portando il Siena alla salvezza in Serie C1
Nel 1983 si trasferisce al Padova, in Serie B. In Veneto rimane complessivamente tre stagioni (una in B e due in C1), con l’intermezzo della stagione 1984-1985 in cui si divide tra Parma, che lascia prima dell’inizio del campionato per incomprensioni con l’allenatore Marino Perani e Catania, dove disputa 37 gare segnando 5 reti.
Rientrato al Padova, conquista la promozione in Serie B al termine del campionato 1986/87; tuttavia non segue la squadra in cadetteria, trasferendosi al Cagliari, di nuovo in C1.
In Sardegna sotto la guida del mister Claudio Ranieri, nel suo secondo anno in rossoblù, nel campionato 1988-1989, conquista la sua seconda promozione in B e la Coppa Italia di Serie C.
Di lui si ricorda, anche grazie a You tube, la capriola con la quale dribblò due giocatori del Palermo all’altezza della bandierina. Mai vista una cosa simile prima!
Lo stesso Coppola svelò a fine gara un retroscena: “Un compagno nella Primavera della Fiorentina, Gigi Sacchetti, la faceva spesso, ma la sua era in avanti, infatti poi crossava. La mia, invece, è stata all’indietro. Ero chiuso all’altezza del calcio d’angolo, vidi Pulga con la coda dell’occhio, strinsi il pallone con entrambi i piedi, mi buttai e via. Mi riuscì proprio bene. La verità? Ce l’avevo in canna già da qualche settimana”.
Capriola che venne ripetuta ma diversamente in occasione di alcune realizzazioni.
Ingaggiava spesso e volentieri duelli all’ultimo sangue con i difensori avversari, questo grazie ad un buon fisico (1.82 per 76 kg) unito alla sua grande grinta e determinazione.
In attacco aveva come partner d’attacco i baby Bibi Provitali e Pedro Piovani, tutti giovani capaci e di belle speranze, in regia spiccava il capitano Lucio Bernardini, a centrocampo il faticatore De Paola, all’ala “Cappio” Cappioli, in porta Ielpo, in difesa il mitico Mauro Valentini con il giovane Festa e l’esperto “libero” Giovannelli.
Una squadra che fece sognare ed appassionare e lui ne era straordinario interprete.
Non rilasciava tante interviste non solo perché antidivo per eccellenza e lo si vedeva davvero poco in giro per la città.
Lasciò Cagliari disperato, in lacrime, una ferita che, per sua stessa ammissione ancora brucia.
Fu ceduto al Taranto per 1 miliardo e 350 milioni, una cifra importante ai tempi, cessione causata dai problemi economici della società cagliaritana.
Nel campionato 1989-1990 realizzò 10 reti e contribuì alla promozione in Serie B dei pugliesi, la terza personale.
Passò quindi al Cosenza, in Serie B: con i silani disputò la propria peggior stagione in termini realizzativi, con 2 reti segnate in 27 partite. Scese dunque nuovamente in Serie C1 tornando al Siena, con cui disputò 3 stagioni in cui mise a segno 17 reti complessive.
Nel suo curriculum non c’è nemmeno una partita in serie A. Nel 1994 chiuse con il calcio giocato, decise di aprire con la moglie che possedeva già una licenza, un bar nel centro di Firenze.
Ha comunque mantenuto un forte legame con Cagliari e la Sardegna in generale, possiede infatti una casa in una località turistica sarda.
La curva nord in special modo gli riservava tanti cori, celebre quello: “Guglielmo Coppola, Guglielmo Coppola, facci un gol, facci un gol, tiraci la bomba, tiraci la bomba, facci un gol, facci un gol!”.