Non ho mai amato Andy, il suo lavoro non ha nulla d’artistico, un ready made d’icone mediatiche di massa celebranti la cultura occidentale e il consumismo, messaggio critico? Non ve n’è alcuno, lo stesso Andy con una citazione presente in mostra dichiara che tentava di fare opere quanto più omologanti per formato e contenuto, per far si che la sua produzione fosse standard e non distinta tra pezzi migliori o peggiori d’altri, pensateci, oggi la stessa cosa la fanno Brico e Ikea, dove è possibile comperare una tela stampata che pare realizzata a mano a qualcosa come 50 e 100 euro, con buona pace d’artisti che quella cifra la spendono solo per comperare la tela sulla quale lavorare (chiedete a Gino Ramaglia a Napoli o a Incas Pisano a Cagliari se non mi credete). I valori e i costi di mercato dell’arte contemporanea li hanno sfasati artisti Warhol, giocando a fare diventare massimalista e populista l’arte contemporanea, negandone e azzerandone la ricerca nel nome del populismo mass mediatico oggi media integrato nel umano.
Mao sullo stesso piano di Marilyn come icona mass mediatica, la sedia elettrica è monito di disumanità ma anche prezzo da pagare per la medesima, il Vesuvio raffigurato come lo s’’immaginava da New York ed Elvis uno e trino come una divinità. Infinita tristezza vedere così celebrato un artista mai stato, uno strumento per gli addetti ai lavori di mistificazione della Storia dell’arte, fatto apparire critico verso la società dei consumi di massa che celebrava e omaggiava negando e cancellando il ruolo sociale e intellettuale che l’artista aveva in Europa prima di questa lettura funzionale a sdoganare nell’arte la vendita e l’imposizione del prodotto, nel nome di una democratizzazione di un consumatore piatto globalmente diffuso. L’aveva capito Valerie Solanas, attivista femminista, che in Warhol non c’era nessuna critica al sistema capitalistico, sparò tre colpi di pistola su Andy Warhol, farei lo stesso, ma non basterebbe a fermare quello che il suo approccio all’arte ha determinato: negare arte e ricerca artistica.
Warhol mi ha ucciso come artista, ha consegnato all’eternità la futilità di un effimero presente fatto di niente, conformando e omologando tutti quegli artisti che paiono network giornalistici quando sull’onda di news mass mediatiche riproducono una narrazione esistente senza creare niente, un vero artista scatologico, riferimento di Piero Manzoni che della sua robaccia si cibava. Caro Andy, sei la negazione della mia ricerca artistica presente, oggi tre colpi di caricatore li sparerei io su di te, mi hai consegnato una vita di clandestinità e derisione, nel nome di un analfabetismo che hai cavalcato e di fatto sublimato, ma tra noi non finisce qui, il confronto tra artisti è fuori dal tempo, purtroppo per te, fuori da questo tempo.
di Mimmo Di Caterino