Napoli è una babilonia dell’arte contemporanea, una città viva che vive d’arte, dove per uno stilista come Antonio Marras, diventa nodale accreditarsi, dal momento che da sempre è tappa d’Alta Formazione Artistica, passare per Napoli vuole dire essere un artista non isolano e isolato.
L’intervento d’Antonio Marras consiste in una serie di lampadari Indy, stracci riutilizzati e ricuciti che omaggiano anche il terzo scudetto del Napoli, il tutto realizzato con la collaborazione degli studenti dell’Accademia di Napoli (a Cagliari l’Alta Formazione Artistica non è ancora pervenuta). L’intervento si situa in un’arteria del centro storico di Napoli, ridotta a orinatoio pubblico da tempo, dove qualche tempo fa vidi rubare un cellulare, vicolo ideale per gettare schede sim mai più localizzate, ma con la luce dei lampadari di Marras, si spera il vicolo viva di nuova luce, per inciso Marras a Napoli è considerato uno stilista qualunque, ma attraverso l’Alta Formazione Artistica autoctona, è stato posto in condizione d’interfacciarsi su temi e contenuti culturali locali (“Questi fantasmi”), ragionando come Pistoletto, a partire dal riciclo di stracci, in quest’ottica un anonimo artista Napoletano, invita a rifornire nuovamente di stracci la Venere di Pistoletto, il che porta a chiedermi: quanto tempo ci vorrà perché gli abiti di Marras diventeranno stracci per una riproduzione di una Venere di Pistoletto? Si dice a Napoli, uno stilista è famoso, quando trovi una riproduzione del suo stile al mercato, insomma quando genera stracci, non quando li ricicla, a Napoli, gli stracci dell’arte contemporanea invece paiono non smettere di volare, sarà per quello che generano economicamente, l’Alta Formazione Artistica nei secoli, trasforma gli stracci in oro, Marras l’ha capito, Cagliari non ancora.
di Mimmo Di Caterino