L’offerta sanitaria dell’ospedale San Martino continua a crescere e, per la prima volta, lo fa in una branca che era finora assente nel presidio ospedaliero: l’oculistica.
Da giovedì 1 agosto è entrato in servizio una oftalmologa, che effettuerà prestazioni ambulatoriali e, a regime, anche interventi, tra cui la rimozione della cataratta, una delle operazioni più frequentemente richieste dai pazienti della provincia di Oristano essendo un disturbo per lo più legato all’età avanzata.
“L’avvio dell’attività oculistica nella struttura ospedaliera oristanese rappresenta una novità assoluta, che va a colmare una lacuna storica del nosocomio oristanese – afferma il direttore generale della Asl 5 di Oristano Angelo Maria Serusi -.
Questo ci consentirà di dare una risposta a tutti quei pazienti che fino ad oggi erano costretti a rivolgersi ad altre strutture fuori provincia o al privato per la diagnosi e la cura delle patologie e i disturbi della vista e dell’occhio”
L’assunzione dell’oftalmologa è solo l’inizio di un percorso che mira a rafforzare l’oculistica nel presidio oristanese: dal 1 settembre alla specialista sarà affiancato un secondo oftalmologo, che permetterà di accrescere quantitativamente e qualitativamente le prestazioni a disposizione dei cittadini.
Oltre all’oculistica, la direzione della Asl 5 di Oristano nei mesi scorsi ha avviato un altro servizio che mai prima d’ora erano stato attivato al San Martino e che ora sta lavorando per rafforzare: l’Otorinolaringoiatria. La struttura semplice dipartimentale, che ha esordito nel marzo scorso, può contare oggi su due specialisti: al primo medico se ne è affiancato dal 1 luglio un secondo. Il suo arrivo permetterà di potenziare l’attività chirurgica effettuata in day surgery, con interventi in regime di ricovero limitato a un solo giorno.
“L’acquisizione di nuove risorse professionali in specialità che finora erano assenti all’interno dell’ospedale San Martino rappresenta un traguardo significativo per i pazienti, a cui offriamo un ventaglio sempre più ampio di prestazioni specialistiche senza costringerli a migrare altrove per il trattamento delle diverse patologie – commenta Serusi – ma è anche un segnale positivo per un ospedale che, pur in un momento storico indubbiamente complicato in termini di reclutamento di personale medico, riesce ad attrarre nuove professionalità e a dare il via a nuovi servizi”.