L’Argentina dovrà attendere il ballottaggio del 19 novembre, con la disputa tra il peronista progressista Sergio Massa e l’ultra-liberista Javier Milei, per capire in quale direzione si muoverà nei prossimi quattro anni.
E la battaglia per conquistare i voti degli avversari sconfitti è già iniziata.
Lo spoglio delle schede ha restituito la sorpresa della vittoria del leader del centrosinistra di Union por la patria col 36,5% al primo turno, e l’anarco-capitalista della Libertad Avanza all’inseguimento col 30%, in un ribaltamento delle primarie generali di agosto e una nuova polarizzazione nel Paese. Esce dalla contesa per la Casa Rosada la conservatrice Patricia Bullrich di Juntos por el cambio, col 23,8%. Voti che secondo gli analisti potrebbero andare in larga parte all’estrema destra. “Non ci congratuleremo con uno dei ministri del peggior governo che questo Paese abbia mai avuto”, ha detto Bullrich, spazzando via qualsiasi ipotesi di intesa col peronismo. “L’Argentina deve abbandonare il populismo se vuole crescere e porre fine alla povertà” ha commentato visibilmente commossa la conservatrice. “Non saremo mai loro complici”.
“Un salto nel vuoto con Milei? O un ritorno alla crisi del 2001 con Massa?” scherzano i commentatori degli speciali tv, che hanno accompagnato la notte elettorale. La grande preoccupazione resta l’incertezza che regnerà ancora per un mese sui mercati, con nuove turbolenze e la volatilità dei cambi, in un Paese con l’economia a brandelli, in cui l’inflazione galoppa verso il 140%, e il tasso di povertà è al 40%. Massa, attuale ministro dell’Economia, ha promesso che non ci sarà una nuova svalutazione del peso a breve. E nel suo primo discorso dopo il voto ha dichiarato che a dicembre, quando sarà presidente, “convocherà un governo di unità nazionale che metta fine alla storica ‘grieta’ (divisione profonda) fra gli argentini, e di voler scegliere le persone” sulla base delle loro qualità e “non della loro appartenenza politica”. “Voglio assicurare che sarò un presidente che lavorerà per dare ai cittadini più ordine, più sicurezza, meno improvvisazione e regole chiare, e soprattutto – ha aggiunto – che i nostri figli portino zaini con dentro libri e non un’arma”. Il progressista è convinto di poter trascinare il Paese fuori dal pantano grazie allo sviluppo del settore energetico e delle materie prime come il litio. Promette di “cancellare il debito col Fmi”, e di puntare sul multilateralismo, compreso l’ingresso nel Brics.
Per una rottura dei rapporti con Pechino, è invece Milei, amico di Eduardo Bolsonaro, arrivato per sostenerlo allo Sheraton Libertador di Buenos Aires così come l’europarlamentare Hermann Tertsch e il direttore del Foro di Madrid, Eduardo Cader di Vox. La sua ricetta per l’economia passa dalla chiusura della Banca centrale e dalla dollarizzazione del Paese. Promuove la privatizzazione di sanità, scuole e trasporti. Anti-abortista, afferma che i cambiamenti climatici sono una “farsa della sinistra”. Se eletto, Milei vuole liberalizzare la vendita delle armi e degli organi. Nel suo discorso a commento del voto si è rivolto agli elettori di Bullrich invitandoli a votare contro il peronismo. “A novembre si dovrà scegliere tra la continuità di questo modello che ha impoverito l’Argentina o farla finita con l’inflazione, l’insicurezza e tornare a vivere in libertà. Questo – ha concluso – non può avvenire che con noi”.