E’ stato disvelato a San Sperate un murale in omaggio a Michela Murgia e Pinuccio Sciola, nell’ambito di “Sant’Arte”, il Festival di arti visive e performative nato da un’idea dell’artista sardo e realizzato dalla Fondazione che ne porta il nome, in corso di svolgimento in questi giorni nel paese poco distante da Cagliari.
L’opera – un murale sulla facciata di via San Sebastiano 21 – è realizzata con una speciale tecnica di trasposizione e riproduce una fotografia scattata nel maggio 2013 da Maki Galimberti, quando Michela Murgia e Pinuccio Sciola posarono per il famoso fotografo all’interno del Giardino Sonoro.
Galimberti è infatti un fotografo ritrattista di personaggi famosi, autentico artista dell’obbiettivo, tra gli autori più richiesti e ricercati dai settimanali e mensili italiani. Studioso di fenomeni sociali e testimone dei grandi eventi della nostra epoca, ha l’abilità unica di catturare in un’immagine il lato più vero del soggetto fotografato, rendendolo immediatamente interessante per lo spettatore. Le sue fotografie sono pubblicate su centinaia di copertine e campagne pubblicitarie in tutto il mondo.
Presente a San Sperate, ha spiegato l’iniziativa durante un incontro con il pubblico in tarda serata, insieme ai figli di Sciola, Chiara, Tomaso e Maria. “Mi sono emozionato, perché per la prima volta ho visto un murale realizzato con una mia fotografia – ha spiegato Galimberti mostrando al pubblico anche gli altri scatti realizzati in quell’occasione – Si tratta di una soddisfazione superiore alla copertina del giornale più figo che ci possa essere al mondo. La foto che ho fatto a Michela Murgia e a Pinuccio Sciola è stata scattata all’interno del Giardino Sonoro, dove mi portò lei, che dovevo fotografare per un giornale e mi propose di venire qui per conoscere una persona fantastica, un soggetto meraviglioso. Aveva ragione”.
Il murale consegna così alla memoria storica la profonda amicizia tra la scrittrice e l’artista: “Quando mi occorre prendere decisioni importanti faccio memoria di come avevo preso le decisioni precedenti che mi erano sembrate buone – scriveva Murgia, scomparsa nell’agosto dello scorso anno – Un modo sempre fertile era andare da Pinuccio Sciola e parlargli di cosa avevo in mente. Erano incontri pieni di silenzi, al termine dei quali non mi diceva mai quello che volevo, ma sempre mi ha saputo dire quello che mi serviva. Ogni tanto mi viene da pensare che potrei tornare lì, dove lui non c’è più, e ascoltare ancora, capire ancora, dalle pietre rimaste”.