Il 2023 per gli artigiani sardi è stato caratterizzato da una prima parte dell’anno stagnante e una seconda parte solo moderatamente espansiva, trainata da turismo, costruzioni e dai primi segnali di rallentamento dell’inflazione.
Le imprese più piccole hanno mostrato maggiore vulnerabilità, quelle più grandi prevedono segnali negativi per i primi sei mesi del 2024 per produzione, ordinativi e fatturato.
Lo rileva l’ultima indagine congiunturale condotta dalla Cna Sardegna su un campione rappresentativo di imprese artigiane dell’isola finalizzata a fare il punto sull’andamento dell’economia delle pmi sarde tra la fine del 2023 e la prima parte del 2024.
Specialmente nel primo semestre 2022 il rapido calo della fiducia e l’impennata dei costi energetici, legato all’esplosione della crisi nell’est europeo, avevano impattato duramente sui livelli di ordinativi e fatturato, con cali generalizzati – indicato dal 40% delle imprese – solo parzialmente recuperati grazie a una buona stagione estiva e al periodo natalizio. La situazione del 2023 – evidenzia il dossier della Cna sarda – non è stata molto diversa: una prima parte dell’anno stagnante e una seconda parte solo moderatamente espansiva, trainata da turismo, costruzioni e da primi segnali di rallentamento dell’inflazione.
Meno colpite costruzioni e impianti, in ginocchio le imprese di commercio (costruzioni e impiantistica hanno beneficiato della spinta fornita dall’impennata della domanda di riqualificazione edilizia).
Quasi il 20% delle imprese artigiane ha avuto una crescita molto intensa dei costi di produzione mentre un altro 73% ha indicato una crescita più modesta. Nonostante questo, la stragrande maggioranza degli artigiani sardi ha mantenuto i prezzi di vendita stabili (a fine 2023 l’incremento stimato dei costi di produzione è del +12,2% su base annua). Inoltre aumenta la quota di imprese artigiane che lamenta un deterioramento delle condizioni complessive del credito bancario: nel 2021 si trattava di appena il 2,3%, nel 2023 la quota è salita al 13,4%.
Solo una minoranza delle imprese (il 16,5%) sta pianificando investimenti nei prossimi due anni, una percentuale che sale al 44% tra le imprese di maggiore dimensione, ma scende al 14% tra quelle più piccole.
Infine quasi un terzo delle imprese artigiane manifatturiere indica di essere pronta a investire in impianti rinnovabili, a patto di poter disporre di un adeguato schema incentivante. A questo proposito Cna rilancia la proposta per sostenere l’autoproduzione tramite fotovoltaico sui capannoni.
“Al netto dei condizionamenti esterni, il rilancio dell’economia regionale sul lungo periodo si giocherà tutto sulla capacità di allocare in maniera virtuosa nei prossimi tre, quattro anni le ingenti risorse finanziarie di cui la Sardegna disporrà nei prossimi 3 – 4 anni – commentano Francesco Porcu e Luigi Tomasi, rispettivamente segretario e presidente regionale della Cna Sardegna -. Non a caso, guardando alle indicazioni per la prima parte del 2024 (gennaio-giugno), prevale nettamente chi ha indicato fatturati, ordinativi e produzione in linea con l’ultima parte del 2023, ma con una quota consistente, circa un quinto, che indica cali o forti cali”