Askanews, l’assemblea dei redattori: «Sì ai prepensionamenti, ma mancano garanzie per il futuro»

L’assemblea dei giornalisti di Askanews approva con senso di responsabilità l’accordo sui prepensionamenti, in quanto fondamentale per evitare, ancora una volta, il dissesto dell’azienda. Tuttavia denuncia la totale assenza di garanzie e impegni per il futuro da parte aziendale, a fronte di un ennesimo consistente sacrificio della redazione». Lo si legge in una nota diffusa mercoledì 20 novembre 2024.

Il comunicato prosegue: «I giornalisti di Askanews da 12 anni non lavorano a stipendio pieno e negli ultimi quattro anni di procedura concordataria hanno tenuto in piedi l’azienda e contribuito a rimborsare i creditori, a differenza delle altre articolazioni aziendali, riducendosi volontariamente i salari con un part-time generalizzato. Nel frattempo, le condizioni di lavoro sono peggiorate, nell’assenza totale di investimenti, con sedi e dotazioni informatiche inadeguate».

L’assemblea sottolinea che «parallelamente, e pur in presenza di concordato, sono cresciute fortemente le spese aziendali per consulenze e partite Iva, mentre tra i redattori, ormai da anni, compaiono figure che non ci risulta abbiano mai lavorato un giorno per Askanews. L’azienda continua a non assumersi alcun impegno a contenere l’aumento delle spese, nonostante la redazione abbia scioperato contro il progetto di pesantissimi tagli al costo del lavoro giornalistico che era stato avanzato come unica soluzione per rimettere in sesto in bilancio aziendale. Solo grazie alla protesta dei giornalisti e all’intervento deciso del Governo il disegno aziendale è stato ridimensionato alla portata attuale».

I giornalisti chiudono evidenziando che «questo piano di prepensionamenti è l’ultima chiamata per un’azienda che non ha saputo inventarsi nulla per sopravvivere e crescere e ora deve rivedere profondamente il suo modello di gestione per valorizzare finalmente il prodotto giornalistico. Tuteleremo con ogni mezzo il nostro lavoro e la nostra professionalità. A cominciare dalla conferma dello stato di agitazione già proclamato».

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