Oggi incontro al Consiglio nazionale dell’ordine dei giornalisti per la presentazione delle iniziative previste per il giorno del verdetto dell’Alta Corte di Giustizia Britannica.
L’Italia si mobilita per Julian Assange. In vista del voto dell’Alta Corte di Giustizia Britannica che dovrà decidere se Assange potrà fare appello contro l’estradizione negli Stati Uniti dove lo attende una condanna a 175 anni di carcere, oggi, giovedì 8 febbraio alle 11,30 presso il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, in via Sommacampagna 19, si è tenuto l’incontro ‘Il Day X è arrivato’ durante il quale sono state presentate le iniziative previste per il giorno del verdetto.
L’incontro è promosso da Free Assange Italia, Articolo 21, La mia Voce per Assange e Amnesty international Italia.
“Questa vicenda avvolta nel buio delle fake news, – ha aggiunto Iacona – quanta macchina del fango attorno ad Assange! Ha funzionato così bene che per dieci anni è quasi sparito dai media. Ora la vicenda si presenta nella sua cristallinità, ci deve interessare per le nostre povere democrazie. Abbiamo un giornalista in galera da 5 anni nella patria della democrazia, in Gran Bretagna, non sono ostati concessi nemmeno i domiciliari. Voglio ricordare che Augusto Pinochet è stato mandato ai domiciliari! Pinchet! Assange, invece, si trova lì per aver fatto il suo mestiere. Sarebbe la prima volta che un giornalista verrebbe processato in Usa con una legge sulle spie. Questa battaglia è importante anche in considerazione del fatto che le democrazie dimagriscono e le autarchie ingrassano”. I lavori sono stati aperti da Carlo Bartoli, Presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti: “Siamo lieti di ospitare questa conferenza stampa. Noi siamo parte di questa battaglia per conoscere le pagine scure non solo le pagine chiare. Siamo convintamente presenti in questa battaglia, io personalmente e altri saremo presenti alle manifestazioni del 20 per sottolineare questo sforzo contro quello che è un attentato alla democrazia”.
Tra il 20 ed il 21 Febbraio, sarà infatti il momento in cui l’Alta Corte di Giustizia Britannica si riunirà per decidere in merito all’istanza d’appello presentata dai legali di Julian per scongiurare la sua estradizione negli Stati Uniti. Se l’appello dovesse essere respinto Assange potrebbe essere estradato immediatamente e lo attende, senza ulteriori possibilità, la condanna da scontare 175 anni di carcere, solo per aver fatto il suo lavoro di giornalista. “Sono dunque giorni decisivi per il destino di Julian Assange e per la libertà di stampa – sottolineano i promotori dell’incontro con l’Adnkronos – Pertanto, rispondendo all’appello di Stella Moris Assange, avvocata e moglie di Julian, in tutto il mondo si terranno eventi di mobilitazione per sensibilizzare l’opinione pubblica sul caso del giornalista australiano”.
Dove andrà Assange se verrà estradato negli Stati Uniti? Lo ha illustrato bene Stefania Maurizi, la giornalista che per prima e all’inizio da sola : “C’è il rischio reale che possa finire in un regime di detenzione assolutamente degradante. Questo è un caso assolutamente avvolto nel segreto. Chi prova ad accedere agli atti di questo caso trova ostacoli incredibili, come è accaduto a me. Se va negli Stati Uniti avrò problemi anche a vedere i suoi avvocati. nel momento in cui viene estradato, Assange sarà finito. Dire che lui ha fatto un giornalismo focalizzato solo sui crimini di guerra degli Stati Uniti non è vero. I documenti contengono i crimini anche dei talebani. Si vuole farlo apparire come uno che vuole distruggere gli Stati Uniti e questo non è vero”.
Per Giuseppe Giulietti, coordinatore dei Presidi di Articolo 21: “Facciamo un appello da qui, questa sala è piena ma temo che non andrà in onda in Rai. Sbagliano i giornalisti che pensano che questo sia un affare della famiglia Assange, i bavagli generano contagio. Assange non è un caso estremo, è un caso terribile ed ha a che fare con la libertà di stampa ma anche con altro, con la pace per esempio, col massacro di Gaza. C’è il tentativo di oscurare argomenti sulla pace, sul traffico di armi. Facciamo un appello comune per dare una scorta mediatica anche ad Assange, facciamo un appello al sindaco di Roma perché sia data la cittadinanza. Questo non è un problema dei familiari di Assange. E’ un problema dell’informazione. E anche la Rai non può oscurare Assange!”