Julian Assange ha ancora una carta da giocare per cercare di sfuggire alla contestatissima estradizione negli Usa, che gli danno la caccia da quasi 15 anni per aver diffuso documenti riservati del Pentagono e del Dipartimento di Stato contenenti non poche rivelazioni imbarazzanti.
L’Alta Corte di Londra ha infatti dato oggi il via libera all’istanza della difesa del giornalista australiano e cofondatore di WikiLeaks – respinta in primo grado – per un ulteriore, estremo appello di fronte alla giustizia britannica contro la consegna alle autorità d’oltre Oceano.
Sul tema è intervenuta anche la moglie di Julian che afferma:
“L’Alta Corte britannica concede ad Assange il permesso di appello per l’estradizione negli Stati Uniti, poiché ciò viola il suo diritto alla libertà di espressione, che Assange potrebbe affrontare pregiudizi per motivi di nazionalità e che l’accusa statunitense lo espone alla pena di morte.
La Corte Suprema si è rifiutata di permettere ad Assange di fare appello perché è stato perseguito per le sue “opinioni politiche”, che l’estradizione avrebbe violato il suo diritto a un processo equo, e che avrebbe violato il suo diritto alla vita o lo avrebbe esposto a trattamenti crudeli e disumani.
Il governo degli Stati Uniti ha tempo fino al 16 aprile per presentare “assicurazioni” all’Alta Corte britannica nel caso Assange.
Se non ne sarà presentato, la High Court consentirà al ricorso per i tre motivi.
Probabilmente ci sarà un’ulteriore udienza sull’appello il 20 maggio.
ASSANGE LIBERO LIBERATECI TUTTI”.