«Siamo all’assurdo – sostiene il presidente del sindacato regionale – in un Paese dove la libera informazione dovrebbe essere un diritto costituzionale, è sufficiente rivolgere delle domande o garbatamente pressare l’intervistato al fine di ottenerle, per beccarsi un atto ingiuntivo a dir poco temerario».
Incalza Martellotta: «L’imprenditore Toto, che ha rivestito anche una carica istituzionale nel Parlamento italiano, ha tutto il diritto di non rispondere ad un giornalista, come ha fatto nel corso del servizio di ‘Piazzapulita’ e come può fare qualsiasi cittadino. Rivolgersi al magistrato, invece, interpretando il legittimo esercizio professionale di un giornalista come una ‘minaccia’, significa andare oltre: non solo sottrarsi, pur avendo ricoperto una carica pubblica, al diritto dei cittadini di essere informati, ma esercitare una coercizione sui giornalisti e le testate che provano ad informare garantendo, così, quel diritto che – purtroppo – è sempre meno tollerato».