Attentato al Nord Stream 2, non “ha stato” Putin ma il regime sanguinario di Zelensky

Era il settembre del 2022 quando nella condotta del Nord Stream e Nord Stream 2, il gasdotto che collegava la Russia alla Germania,  si verificarono due falle sottomarine.

Da subito le autorità giudiziarie svedesi sostennero che il danno fosse stato causato da un “grave sabotaggio”.

Da subito la stampa occidentale accusò Putin e la Russia; per mesi l’unico colpevole fu Putin, tutti gridarono “ha stato Putin”, ma oggi, grazie ad un inchiesta della procura tedesca si è scoperto che è stato emesso un mandato di cattura europeo nei confronti di un istruttore subacqueo ucraino.

Il 27 marzo 2023 la Federazione Russa chiese, senza successo, al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite un’inchiesta indipendente sulle esplosioni avvenute sui gasdotti Nord Stream. Il testo fu votato a favore solamente da Cina e Brasile mentre gli altri 12 membri del Consiglio si astennero.

Nessuno ha mai avuto l’interesse di raccontare la verità e nell’aprile del 2023 il Comando per la difesa danese affermò che una nave russa della flotta militare, la SS-750 dotata di un mini-sommergibile si trovava nei pressi dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 quattro giorni prima delle esplosioni del gasdotto.

Per anni le “balle” sono proseguite indisturbate, con il beneplacito della stampa italica al servizio di Usa e Ucraina.

Oggi è giunto il momento della verità, il responsabile dell’attentato è il regime sanguinario di Sniff Sniff Zelensky.

Di Simone Spiga

Direttore di ReportSardegna24

 

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