“Chiedo scusa a tifosi, sponsor e tutto il mondo Dinamo, quanto visto contro Varese è vergognoso”.
Stefano Sardara, il patron della Dinamo Banco di Sardegna Sassari, non usa mezze parole.
Il tonfo casalingo nel lunch match di ieri contro la Openjobmetis, dominatrice al Palaserradimigni con un eloquente 112-88 finale, delude soprattutto per il modo in cui è maturato.
“I giocatori hanno mostrato di essere appagati dal risultato ottenuto – tuona Sardara – e allora in queste due settimane lavoreranno quanto il club penserà sia il caso”.
Da qui a fine stagione i ragazzi di coach Nenad Markovic saranno chiamati agli straordinari in palestra, ma soprattutto a onorare gli ultimi due appuntamenti del torneo. “Questa piazza ha storia, tifosi e tradizione – aggiunge il presidente – merita quel rispetto che oggi non si è visto”.
Stefano Sardara sa che “si può vincere e perdere”, ma il tema è un altro. “È stata una stagione disastrata, ho sempre supportato la squadra, sapevo della difficoltà di partire con tanti problemi – precisa – ma non scendere in campo come contro Varese è vergognoso”. Ecco perché la squadra già stamattina presto sosterrà una sessione di allenamento non programmata. E così sarà da qui al 5 maggio, data in cui finirà un’annata piena di infortuni e contrattempi, che in marzo il Banco aveva però dato l’impressione di aver superato brillantemente, per poi crollare in aprile.
Nessuna punizione, dunque, ma “cerchiamo motivazioni”, annuncia il presidente per spiegare il programma straordinario di lavoro che il club intende approntare in vista delle ultime due sfide con Scafati e Reggio Emilia. Ma il fastidio è tanto.
“Quasi impossibile immaginare una domenica così”, riflette Sardara. “Abbiamo iniziato l’annata con quattro quinti del quintetto infortunati, poi il cambio di allenatore ci ha permesso di stare sereni, ma mentalmente forse la squadra ha carenza di leadership e ha perso di nuovo la strada”, commenta prima di rimarcare che “se all’inizio c’erano delle motivazioni comprensibili, ora lo trovo non professionale”, perché “tornare a casa è bello per tutti, ma la piazza per cui giochi merita rispetto prima di tutto”.